Mano pesante dell’accusa nella requisitoria al processo contro la banda di usurai di Scafati. Chiesti 40 anni di reclusione e un’assoluzione per i sette imputati accusati di usura in concorso e minacce. La pena più alta per le menti dell’organizzaione, Elvira De Maio 8 anni e mezzo , per il figlio Raffaele Porpora (già condannato a 4 anni per un’altra inchiesta); 7 anni sono stati chiesti per l’altro figlio Francesco Civaie; 6 anni per la madre Gerardina Nastri, alias Maria; 5 anni per Maria Neve Perrotti e il marito Antonio Davide detto ‘o messicano. Il Pm Roberto Lenza ha inoltre chiesto l’assoluzione per una dipendente dell’Asl, coinvolta nell’inchiesta e che secondo l’accusa avrebbe favorito l’attività usuraia della famiglia De Maio. Ma dagli atti processuali è emerso che Antonietta Di Lauro è estranea ai fatti.
Secondo le accuse Elvira De Maio utilizzava il figlio Lello, per minacciare le vittime di usura tutte le volte che le stesse ritardavano il pagamento degli interessi sfruttando un indole violenta del figlio derivante dal suo stato di tossicodipendenza. Avrebbe sciolto il cane, così diceva le vittime. De Maio annotava i nominativi delle vittime in un’agendina poi ritrovata nel corso del blitz ben nascosta in una cassaforte. Francesco Civaie, avrebbe collaborato con loro depositando anche le somme provento di usura sui propri libretti di deposito e conti correnti intestati a se stesso e prelevava i contanti su indicazione della stessa madre che alla consegna dei soldi alle vittime si presentava come la moglie del defunto boss Antonino Porpora. Per l’accusa un modo chiaro, così come ricostruito durante le udienze, per far comprendere la propria caratura criminale. La De Maio, in caso di problemi, faceva venire le vittime nella casa della madre Gerardina Nastro per sollecitare il pagamento della “rata”. Inoltre Raffaele Porpora in diverse occasioni aveva estorto anche piccole somme alle vittime. Tra le vittime di usura anche una donna che pagava solo di interessi 2mila euro al mese. Intermediari tra usurai e clienti Marianeve Perrotti e suo marito Antonio Davide, detto Tonino ‘o messicano. Il 19 la discussione passa alla difesa prima del verdetto.
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