Sono complessivamente nove, compresi i tre interisti gia’ in carcere, gli indagati per gli scontri ieri sera nella zona di via Novara prima della partita Inter-Napoli. Per tutti l’accusa e’ di rissa aggravata, mentre gli investigatori della Digos sono ancora al lavoro per identificare il conducente del Suv che ha investito e ucciso Daniele Belardinelli. Sono state effettuate dieci perquisizioni. Sono di Napoli i quattro tifosi rimasti feriti negli scontri di ieri fra ultras dell’Inter e partenopei scoppiati prima dell’inizio della partita a Milano. Giovanni Stabile, di 43 anni, e’ stato ferito all’addome, Angelo Iazzetta di 39 anni, e’ stato ferito al braccio e portato in ospedale a Rho. Angelo Simone, di 37 anni, e’ stato solo medicato, mentre il quarto ferito e’ il quarantenne Luigi Corrente, ferito al labbro e portato in ospedale a Rho.
“La morte del tifoso interista e’ il peggiore esito di una escalation di violenza che ha ripreso gia’ da qualche mese a caratterizzare gli incontri di calcio.” E’ quanto afferma il portavoce dell’Associazione nazionale funzionari di Polizia (Anfp) Girolamo Lacquaniti dopo quanto successo ieri sera a Milano prima di Inter-Napoli. “Sempre piu’ spesso assistiamo a pericolose commistioni tra tifoserie diverse per alleanze estemporanee al fine di regolare conti come nelle peggiori tradizioni criminali – aggiunge Lacquaniti – Non siamo quindi di fronte ad un episodio isolato ma ad un preciso e coerente piano criminale per riportare gli stadi e le citta’ che ospitano incontri di calcio ad essere ostaggio di criminali che, come hanno dimostrato le numerose indagini del passato, non sono animati da semplici interessi pseudo sportivi ma da interessi economici e di potere da esercitare sotto forme di estorsioni”. Secondo l’Anfp, dunque, “bene ha fatto il ministro dell’Interno a convocare tutti i soggetti coinvolti a diverso titolo nell’organizzazione e nella partecipazione agli incontri di calcio, perche’ occorrer agire con tempestivita’ e con il coinvolgimento di tutti”. “L’errore piu’ grave – conclude Lacquaniti – sarebbe quello di trasformare questa deriva criminale in un problema solo di polizia e di forze dell’ordine. Occorre invece che le Societa’ di calcio, i club dei tifosi sani siano partecipi di una azione che porti, oltre all’individuazione ed alla punizione dei responsabili di crimini gravissimi, ad espellere ed isolare frange che strumentalizzano il tifo per finalita’ di criminalita’ comune”.
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