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Terminata la rivolta nel carcere di Trento dopo il suicidio di un detenuto intanto a Messina un altro rinchiuso di toglie la vita

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Si e’ conclusa nel carcere di Spini di Gardolo a Trento la protesta inscenata questa mattina dai detenuti dopo il suicidio di un loro compagno di reclusione avvenuto la scorsa notte. I detenuti – informa il commissario del governo di Trento Sandro Lombardi – si sono barricati nelle celle e nei corridoi dando fuoco a delle suppellettili. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine con vigili del fuoco e sanitari del ‘118’. Dopo la conclusione della protesta, una delegazione di detenuti ha accettato di incontrare la direttrice della Casa circondariale, il questore e commissario del governo di Trento lamentando problemi relativi ai servizi sanitari e alla richiesta di permessi. Intanto da Messina arriva  la notizia di un secondo suicidio oggi in un carcere italiano. Si e’ tolto la vita impiccandosi nella cella del carcere di Messina il detenuto Rosario Primo Mantino, 43 anni, di Vibo Marina, imputato nel processo nato dall’operazione antimafia “Outset” della Dda di Catanzaro scattata lo scorso anno dopo il pentimento di Andrea Mantella, fra i principali collaboratori di giustizia vibonesi. Nei confronti di Rosario Primo Mantino, la Dda di Catanzaro nel novembre scorso aveva avanzato la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Pugliese Carchedi ed il ferimento di Francesco Macri’. Fatti di sangue avvenuti nel 2006. Mantino era stato condannato anche a 4 anni e 2 mesi per una tentata estorsione, aggravata dalle finalita’ mafiose, ai danni di alcuni pescatori di Vibo Marina. Sulle cause che hanno portato al suicidio, la Procura di Messina ha aperto un’inchiesta per accertare eventuali responsabilita’, specie dopo che una perizia psichiatrica disposta dal gip distrettuale di Catanzaro aveva concluso che Mantino poteva partecipare scientemente ai processi che lo riguardavano.


Articolo pubblicato il giorno 22 Dicembre 2018 - 19:27

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