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Sant’Anastasia, torna il Presepe Vivente al Borgo S. Antonio

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Sant’Anastasia – Come avviene da 38 anni, alla Vigilia di Natale un intero storico borgo cittadino di Sant’Anastasia, il Borgo S. Antonio, diverrà Presepe Vivente. Una tradizione che si rinnova e la tipicità dei costumi e dei luoghi, delle musiche e dialoghi, ne fanno un evento atteso, apprezzato e replicato anche in altri comuni.
A Sant’Anastasia l’appuntamento è per le ore 20:00 del 24 dicembre ed un’ora dopo le trombe araldiche con i loro squilli ne annunciano l’inizio, girando nel quartiere e chiamando a raccolta figuranti e visitatori. Squillano le trombe anche per annunciare la scena finale in piazza, che accomuna moltissimi turisti, tra cui stranieri, e cittadini locali in visita alle diverse postazioni del Presepe presenti lungo le stradine del Borgo.
Il buio di ogni vicolo, di ogni portone, di ogni stradina con paglia sparsa a terra, sarà rotto qua e là da torce, come luci discrete e soffuse, perché ancora una volta gli abitanti del rione Sant’Antonio lasciano spazio al Presepe rinunciando all’illuminazione pubblica.
L’associazione che lo realizza, Iocundi, con la regia di Luigi De Simone, sarà impegnata a far rivivere la storia non solo della nascita del bambinello, ma anche quella dell’epoca vicina e lontana, con 130 e più figuranti, artisti vari e cittadini, in costumi caratteristici di elevata fattura e preziosità confezionati artigianalmente, dando vita a scene-esempio di cultura oltre che di religione.
Il Presepe vivente anastasiano nasce nel 1980. Rappresentato esclusivamente la notte di Natale, uno dei pochi casi in Italia, vuole essere il ricordo di quanto S. Francesco fece a Greccio nel 1223.
Così un borgo intero si veste da presepe e fa rivivere da un minimo di 12 ad un massimo di 18 eventi storici legati al mistero dell’incarnazione.
Episodi biblici che richiamano la sacralità del mistero (Profeti, Annunciazione, Sogno di Giuseppe, Visita a s. Elisabetta); scene di contestualizzazione romano giudaiche (Corte di Erode, Magi, Palestina); l’attualità della Natività, proposta con scene di vita quotidiana (mercato, osteria, lavandaie, pescatori…).
I figuranti, posizionati nelle singole scene animano l’azione che viene continuamente ripetuta; luci e suoni contribuiscono a rendere particolarmente emozionante la rappresentazione.
La Natività, scena finale a notte inoltrata, chiama tutti a raccolta davanti alla grotta, chiude l’evento ed è proposta in unica soluzione dopo la S. Messa, a ricordare l’aspetto teologico dell’Incarnazione.
Negli anni il presepe vivente si è affermato a tal punto che si contano a decine i Comuni della Regione che chiedono la riproposizione nel loro territorio (Positano, Portici, Furore, Pomigliano d’Arco, Napoli, Casoria…..).
Al presepe anastasiano sono state dedicate nel 2016 due pubblicazioni: Il Presepe Vesuviano (di Dora Amato, ed. Pironti) e “Quanne nascette Ninno” di L. De Simone e S. Giordano (ed. Savarese).
“Il Presepe vivente si fa teatro dell’animo, è un evento che assume valenza di trasmettere sicurezza perché favorisce l’essere comunità: da 38 anni, un evento magico si reifica con entusiasmo e con grande passione da parte di ognuno di noi. Quando iniziammo, negli anni ‘80, complici anche le nuove usanze importate da oltreoceano – dice il regista Luigi De Simone – la famiglia dimenticava il presepe: sentimmo che questo vuoto avrebbe potuto aprirci una strada e quale posto migliore del Borgo di Sant’Antonio, un dedalo di stradine ove è forte l’afflato francescano, i rumori attutiti e contenuti? Il convento francescano, che sovrasta l’abitato come a proteggerlo, avrebbe potuto fare da cornice alla nostra rappresentazione? Certo che si. Da allora, il nostro itinerario non si è più fermato, dando al Presepe sempre la giusta valenza”.


Articolo pubblicato il giorno 21 Dicembre 2018 - 14:51

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