Reggi Lagni. Dopo il chiarimento del Procuratore Capo della Repubblica Maria Antonietta Troncone, pubblicando parte della missiva alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati, dove chiarisce quale è il circolo delle acque reflue in “Terra di Lavoro” pubblichiamo a supporto un dettagliato intervento del Senatore Franco Ortolani membro della Commissione Territorio Ambiente e Beni Ambientali Professore Ordinario di Geologia presso l’Università di Napoli Federico II, pubblicato dal Centro Studi Officina Volturno
Senatore Franco Ortolani: Nei Regi Lagni come nel Sarno l’inquinamento non è stato volutamente eliminato, nelle decine di anni passati, in quanto è servito e serve come elemento di “ricatto ambientale” per richiamare denaro pubblico a più riprese. Ma non per risolvere definitivamente il problema, che non dovrebbe esistere se le leggi vigenti fossero fatte rispettare. Ma per creare occasioni di spesa finalizzate a spendere denaro pubblico facendo qualcosa di marginale, naturalmente.
La drammatica e pericolosa per la salute immissione di liquami in mare da parte dei Regi Lagni è stata denunciata il 12 dicembre 2018 dal Centro Studi Officina Volturno alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Come ricorda Tommaso Morlando all’esposto è stata allegata una corposa documentazione (oltre un Gigabyte di dati, foto, relazioni e pubblicazioni) che raccoglie oltre 20 anni di denunce e, soprattutto, una campagna di monitoraggio alla foce dei Regi Lagni organizzata, eseguita e pagata dall’Associazione “Centro Studi Officina Volturno”.
Ricordo che diversi anni fa la Regione Campania ha stanziato 50 milioni di euro per il “risanamento” sostenendo, a ragione, che i Regi Lagni fossero la maggiore fonte di inquinamento del litorale Domizio, nonostante siano stati realizzati costosissimi depuratori che non “depurano” le acque di oltre 100 comuni del casertano, napoletano e avellinese sversandole in mare. Così si leggeva sul progetto finanziato: “Il progetto prevede l’adeguamento delle attivita’ di depurazione, la regolazione degli scarichi dei comuni dell’area interessata, e un intervento mirato del consorzio di bonifica. Saranno, inoltre, realizzate, in collaborazione con la Provincia di Caserta, nuove griglie di contenimento alla foce delle condotte idriche (leggi: dei Regi Lagni). Per la realizzazione delle infrastrutture saranno utilizzati materiali edilizi ecosostenibili che favoriscono il risparmio energetico. Verranno, inoltre, realizzati dispositivi per la produzione di energia da fonte alternativa. “Il risanamento dei Regi Lagni e’ un passaggio fondamentale per il rilancio agricolo e industriale di uno dei territori strategici per lo sviluppo della Campania – sottolineava il Governatore Bassolino – gli interventi programmati sono molto innovativi anche dal punto di vista delle soluzioni e degli strumenti messi in campo”. “La nostra priorità è fare in modo che gli interventi programmati e l’avvio di azioni sperimentali di bonifica, risanamento e rinaturazione forestale siano avviate in tempi rapidi e in maniera coordinata tra tutti i soggetti interessati”, aggiungeva l’assessore Nappi. “Parte dai Regi Lagni – concludeva l’assessore all’ambiente Ganapini – anche la nuova strategia di custodia del territorio, sia attraverso il Corpo delle Guardie Ambientali volontarie sia con le più avanzate strumentazioni tecnologiche. Inoltre si avrà la totale rifunzionalizzazione dei depuratori operanti nella zona per il miglioramento della balneabilita’”.
Sembrava che i cittadini non dov’essero più avere paura!
Finalmente il presidente della Regione si era accorto dell’inquinamento del litorale Domizio causato in gran parte, da decine di anni e non da ieri, dai Regi Lagni e insieme all’assessore all’agricoltura e all’ambiente, in un momento di illuminazione rigorosamente fornita da energia alternativa (alla scienza, alla tecnica e al buon senso che finora sono clamorosamente mancati?) sprigionatasi dopo che i vermi avevano invaso buona parte del litorale Domizio, avevano capito che il problema doveva essere “valorizzato”, che non era la stessa cosa di “risolto”.
L’occasione dei liquami puzzolenti non poteva passare inosservata, dopveva trasformarsi in oro?
I cittadini volevano il disinquinamento, e lo avrebbero avuto (a parole, però con la spesa reale di tanto denaro pubblico)!
Non è possibile che le amministrazioni succedutesi dal 1973, anno del colera, abbiano investito denaro pubblico solo nel finto risanamento dei Regi Lagni.
Come tutti sanno, finora le amministrazioni regionali (anche l’attuale) hanno brillato in maniera del tutto originale per la tutela e valorizzazione delle risorse naturali e ambientali e delle attività agricole e zootecniche specializzate del nolano e casertano, dando poca importanza al fatto che il territorio compreso nel bacino dei Regi Lagni è uno dei territori strategici per lo sviluppo della Campania.
Una nuova strategia di custodia del territorio vuol dire che deve essere una strategia diversa da quella che ha acconsentito che si ubicassero proprio nel Bacino dei Regi Lagni circa 7-8 milioni
di rifiuti imballati in discariche “fuorilegge”, che si realizzasse la discarica di Lo Uttaro e quella di Ferrandelle a poche decine di metri dai collettori dei Regi Lagni in un sito non idoneo geologicamente, idrogeologicamente, geotecnicamente e ambientalmente tanto è vero che ha sversato e sversa percolato sul suolo, sottosuolo e nelle acque superficiali e sotterranee. Dovrebbe essere un comportamento regionale diverso da quello servile e acritico adottato nell’approvare in conferenza dei servizi la discarica di Chiaiano (in un parco regionale), Terzigno (in un parco nazionale e per di più zona SIC e ZPS) e anche la megadiscarica di San Tammaro, sempre a poche decine di metri dai collettori dei Regi Lagni e in area non idonea come Ferrandelle.
Essere amministrati da amministratori ignoranti è una iattura. Amministratori che non si rendono conto dell’importanza strategica del territorio agricolo e dei fertilissimi terreni del bacino dei Regi Lagni, un vero monumento della natura.
Monumento da tutelare e valorizzare e da non inquinare assolutamente.
Amministratori pubblici che non tutelano e valorizzano le risorse naturali e ambientali autoctone di importanza strategica per l’assetto socio economico quali il suolo fertilissimo, le acque superficiali e sotterranee e le spiagge, sono dannosi.
Da anni parte del litorale casertano ha acque non balneabili per l’inquinamento causato dai canali Savone, Regia Agnena, Regi Lagni, Lago Patria, Alveo Camaldoli a cui si aggiungono le acque non molto salutari, nei periodi non piovosi, del Volturno.
L’inquinamento è aggravato ancora dallo scarico del depuratore di Cuma e dell’Alveo Camaldoli. Si tenga presente che in un tratto di litorale di circa 27 km vengono scaricate acque inquinate provenienti da circa 4 milioni di abitanti e da numerosi insediamenti zootecnici e industriali ubicati
nella Pianura Campana, nel bacino dei Regi Lagni e del Volturno.
Tanto per avere un’idea si ricorda che in base alle ricerche eseguite nell’area si valuta che avvenga un’immissione, nei canali che attraversano il territorio, di circa 400 milioni di mc/anno di acque di scarico inquinate; circa 600 milioni di mc/anno di acque solo parzialmente e saltuariamente trattate sono immesse lungo il litorale. Le acque inquinate sono prevalentemente distribuite verso i Campi Flegrei e la costa sudorientale di Procida dalle correnti costiere determinando un sensibile ampliamento della costa non balneabile.
Il bacino pianeggiante dei Regi Lagni ha terreno fertile, acqua superficiale e deve essere famoso per queste prerogative naturali e non per quello che l’uomo vi aggiunge con gli sversamenti che lo hanno dipinto come Terra dei Fuochi, o meglio una delle tante terre dei fuochi italiane.
Gustavo Gentile
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