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Pompei. Riaprono al pubblico la Casa della Fontana Grande, la Casa dell’Ancora e il Tempio di Iside

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Casa della Fontana Grande, Casa dell’Ancora e Tempio di Iside, tre importanti riaperture al pubblico, a partire da venerdì 21 dicembre, a seguito degli interventi di restauro e manutenzione ma anche con la riproposizione di allestimenti storici, interventi di decoro del verde e indagini di ricerca. Alla Casa della Fontana Grande, a conclusione degli interventi di restauro, si ripropone l’allestimento storico dell’area della fontana, in linea con il progetto Museo diffuso già sperimentato in varie domus pompeiane, e con la ricollocazione in loco della copia della statuetta di puttino con delfino.
La Casa dell’Ancora, invece, con la sua originale planimetria a doppio livello, esibirà il bel giardino del piano inferiore risistemato grazie ad un intervento di restauro e manutenzione del verde, secondo un progetto non impattante e un criterio storico-botanico nella scelta delle essenze. Il Tempio di Iside, invece, oltre a interventi di manutenzione generale e di restauro degli apparati decorativi, è stato oggetto di nuove indagini archeologiche nell’ambito del progetto “scavi e ricerche” promosso dal Parco. In particolare, nell’ambito di uno dei saggi, sono emerse tracce di un sacrificio con offerte sia vegetali sia animali che hanno permesso di acquisire importanti conoscenze sui rituali praticati nel santuario. L’impianto originario della Casa della Fontana grande risale alla prima metà del II sec a. C., ma solo nel I sec d.C fu addossata al muro di fondo la grande fontana ad abside rivestita con mosaici e conchiglie e ornata da due maschere teatrali in marmo, che dà oggi il nome alla dimora. Al centro della fontana si trova una base cilindrica con un foro centrale che all’epoca della scoperta tra il 1826 e il 1827 si presentava priva di elementi decorativi. Fra Ottocento e Novecento venne posizionata sulla base al centro della fontana una copia di un puttino con delfino scoperto nel 1880 nel giardino della casa degli archi; tale sistemazione, concepita forse in analogia con la vicina casa della Fontana Piccola, al cui centro si trova una statuetta di puttino con oca, è stata in seguito mantenuta per diversi decenni nel corso del Novecento. L’allestimento oggi presentato ripropone dunque tale storica sistemazione e restituisce così l’immagine consolidata della domus nell’ultimo secolo.
La Casa dell’Ancora prende nome dall’ancora raffigurata nel mosaico dell’ingresso, simbolo della tranquillità e della sicurezza che la dimora offriva ai propri abitanti. Presenta una planimetria assolutamente originale nel panorama pompeiano. La parte posteriore è infatti organizzata su due livelli posti a differenti quote: il piano superiore è incentrato intorno ad un’ampia terrazza su cui affacciavano tre grandi sale da ricevimento, con pavimenti decorati da mosaici di cui si conserva in un caso il disegno preparatorio; il piano inferiore è occupato da un giardino, attorno al quale corre un portico coperto a pilastri. L’abitazione è stata interessata da un intervento di restauro degli apparati decorativi nel 2015 nell’ambito del Grande Progetto Pompei. Il Tempio di Iside era dedicato al culto antichissimo (di tipo misterico, cioè riservato ai soli iniziati) della dea egizia, che si diffuse in tutto il Mediterraneo a partire dal III secolo a.C. per il suo messaggio di speranza in una vita oltre la morte. Secondo il mito, infatti, Iside recuperò le parti dello sposo Osiride, ucciso e smembrato da Seth, lo ricompose e gli ridiede la vita. Al centro di un cortile porticato si trova il tempio su alto podio; nello spazio antistante stanno l’altare, la fossa per le offerte e un piccolo edificio (purgatorium) al cui interno una scala porta al bacino cui attingere l’acqua, che si diceva provenisse direttamente dal Nilo. Alle spalle del tempio un’ampia sala era dedicata alle riunioni degli iniziati (ekklesiasterion), mentre in una più piccola (sacrarium) erano visibili pitture che narravano episodi del mito della dea. Gli apparati decorativi, le sculture e gli arredi rinvenuti nel santuario sono esposti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ma è possibile rivivere in parte l’effetto originario grazie alla ricollocazione in situ di alcune copie di affreschi e di statue.
Nell’ekklesiasterion il visitatore può, attraverso apparati multimediali, acquisire informazioni sul culto isiaco.


Articolo pubblicato il giorno 20 Dicembre 2018 - 12:28

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