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Nonna Nonna Nunnarella di Luciano Galassi alla Lireria Raffaello di Napoli

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Luciano Galassi torna a cimentarsi con la lingua napoletana e le sue sfaccettature, questa volta prendendo in analisi un altro aspetto tradizionale della cultura popolare: le ninne nanne. In esse si ritrovano elementi religiosi, antiche influenze pagane, riferimenti locali e reminiscenze storiche; elementi che le rendono tracce imprescindibili per la comprensione della più autentica tradizione napoletana. Il volume, edito dalla Kairòs Edizioni, nella collana “All’ombra del vulcano” (pp. 235, euro 15), sarà presentato lunedì 10 dicembre alle ore 17.30 alla Libreria Raffaello in via Kerbaker 35 a Napoli. Ne discuterà con l’autore, Rita Felerico tra le letture di Diana Colella e i canti di Patrizia Spinosi e Monica Assante di Tatisso, accompagnate dal suono della chitarra di Michele Boné. In questa affascinante e interessante raccolta di ninne nanne, si evidenzia l’esigenza di un contatto col mondo tipico dei bambini ed il riflesso della sfera emotiva di chi li accudisce. Tema complesso che l’autore affronta dando ampio spazio ad una riflessione critico-esplicativa, ricca di corollari e derivati tematici spesso inediti e frutto di accurate ricerche personali.
“Quando nel 2016 ho affrontato il vasto tema delle filastrocche napoletane, ho deciso di sviluppare, per ciascun componimento selezionato, un excursus critico ampio nell’intento di approfondire e svelare l’humus nel quale queste forme popolari affondano le loro radici”, chiarisce Galassi. “È così che si è presentato ai miei occhi un caleidoscopio di elementi storici, spunti favolistici, giochi di bambini, sentimenti religiosi, superstizioni radicate, personaggi proverbiali, temi dell’immaginario collettivo, che mi è piaciuto mettere in luce, spiegare, riordinare. Il tutto per mostrare come queste produzioni tradizionali, spesso incoerenti e dal significato sfuggevole, sono comunque la testimonianza del modo di essere, di pensare, di “fare filosofia”, del “sapere” della gente napoletana. Tutto ciò l’ho trovato integralmente anche nelle ninne nanne, altri etnotesti (come tali appartenenti al patrimonio folclòrico orale dell’umanità) in cui confluiscono elementi fideistici, reminiscenze pagane, miti e leggende, riferimenti a toponimi ed eventi storici, e che appaiono vere miniere di conoscenze, linee guida per la comprensione della trama mentale e spirituale degli strati più immediati, e direi più puri, della gente di Partenope”.

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Articolo pubblicato il giorno 4 Dicembre 2018 - 18:21



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