Sindaco e giunta incapaci di amministrare e soprattutto di garantire i servizi essenziali ai cittadini, con i danni erariali che ne conseguono e la Citta’ Metropolitana usata come “bancomat” del Comune di Napoli. E’ un giudizio duro e severo quello che il gruppo consiliare del Movimento 5 stelle al Comune di Napoli esprime sulla guida di Luigi de Magistris, impegnato piu’ “a costruire il suo futuro politico che a curare gli interessi dei cittadini”, sottolinea il consigliere Matteo Brambilla, che sfido’ proprio de Magistris per lo scranno di sindaco. Il gruppo ha deciso di “inaugurare” le possibilita’ offerte dal Decreto sicurezza, che prevedono la facolta’ di presentare un esposto anche al prefetto, qualora si verifichino gravi disservizi, tali da portare addirittura al commissariamento dell’Ente. Accanto all’esposto al rappresentante di governo, anche un altro alla Corte dei Conti. E’ sui servizi di mobilita’, sulla capacita’ di riscossione e sulla mancata programmazione di spesa, che i consiglieri pentastellati puntano l’indice e chiedono alla magistratura contabile e al prefetto di esprimersi. Tre i punti sui quali si concentrano gli atti del Movimento 5 Stelle di Napoli: la mancata attivazione della domanda individuale per Palazzo Cavalcanti, inaugurato meno di un anno fa come Casa del Cinema; il Bando Cosap per il quale non sono stati incassati 320mila euro dagli eventi Pizza Village e Bufala Fest. “Ma se andiamo a calcolare gli eventi – sottolinea Brambilla – dal 2016 a oggi si supera il milione di euro”. L’ultima questione sollevata riguarda le partecipate, in particolare Anm, Mostra d’Oltremare e Terme di Agnano. “Dal 2011 al 2017 ci sono state perdite – rileva ancora Brambilla – per 180 milioni di euro. E consideriamo solo l’era de Magistris”. Di fronte ai dubbi sulla capacita’ di gestione, i consiglieri pentastellati rimarcano anche una incapacita’ di riscossione della Tari, per 230 milioni di euro. Brambilla ricorda anche che “de Magistris non si e’ salvato da solo, come va dicendo. Avrei voluto vedere se non ci fosse stato l’emendamento in Commisisone Bilancio alla Camera a firma di un deputato leghista che ha cancellato la multa da 85 milioni di euro della Corte dei Conti”.
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