Sono le visite per l’idoneità all’attività agonistica effettuate da Davide Astori dal 2015 al luglio del 2017 quelle messe sotto la lente d’ingrandimento dai magistrati della procura di Firenze che indagano sulle cause della morte del capitano della Fiorentina, avvenuta il 4 marzo scorso, a 31 anni, a causa di una patologia cardiaca, una tachiaritmia degenerata in fibrillazione ventricolare. Il difensore viola era stato trovato senza vita alle 9.30 del 4 marzo nella sua camera d’albergo, a Udine, dove era in ritiro con la squadra prima del match contro l’Udinese, che avrebbe dovuto disputarsi alla Dacia Arena nel pomeriggio di quella domenica.E’ di ieri la notizia che due medici che lavorano in strutture pubbliche incaricate di certificare l’idoneità sportiva, una con sede a Firenze e l’altra con sede a Cagliari, sono stati raggiunti da avvisi di garanzia per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in merito alla morte di Astori. Il giocatore infatti, era arrivato in prestito alla Fiorentina nel 2015 con il certificato di idoneità già ottenuto dal centro di Medicina dello sport di Cagliari. A Roma, dove pure il difensore aveva giocato in prestito ai giallorossi la stagione 2014-2015, non dovette effettuare alcuna prova di idoneità in quanto arrivato in agosto, con la prova già fatta a Cagliari. Nel giugno successivo rientrò in Sardegna e lì un mese dopo effettuò i nuovi test a luglio.Uno dei due professionisti indagati è il professor Giorgio Galanti, direttore del centro di riferimento regionale di Medicina dello sport all’ospedale fiorentino di Careggi. Giovedì dovrebbe comparire davanti ai magistrati che conducono l’inchiesta: il procuratore Giuseppe Creazzo e il sostituto procuratore Antonino Nastasi. Ai pm Galanti dovrà spiegare perché non vennero effettuati approfondimenti ulteriori malgrado nel referto del tracciato dell’ellettrocardiogramma sotto sforzo del luglio 2017 fosse stata sottolineata dagli stessi cardiologi un’extrasistolia a due morfologie.Astori soffriva di una forma iniziale di cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro, patologia evidenziata nella perizia consegnata alla procura di Udine dal professore emerito Gaetano Thiene, di Anatomia patologica all’Università di Padova, e Carlo Moreschi, patologo, professore dell’Università di Udine. Questa forma di cardiomiopatia, detta anche displasia aritmogena del ventricolo destro, è una malattia che uccide progressivamente le cellule del miocardio, sostituendole con cellule di grasso e fibrose che possono ostacolare il funzionamento elettrico del cuore, risultando anche fatale.
Articolo pubblicato il giorno 11 Dicembre 2018 - 08:38