Morì schiacciato da una pressa nell’azienda in cui lavorava, la Rieter Automotive di Pignataro Maggiore, che fabbrica componenti per auto. Sette anni dopo il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha posto un primo importante tassello alla vicenda, condannando per il reato di omicidio colposo – circostanza non comune – l’intera catena di comando aziendale, dall’amministratore delegato, l’imprenditore tedesco Andreas Gehrard Becker, per il quale e’ stato comminato un anno e mezzo di carcere, agli altri sette responsabili aziendali, ovvero Giuseppe Merola (un anno e quattro mesi), Piero Faccioli, Alfredo Ruggiero, Claudio Insero, Maurizio Esposito, Giuseppe Laudisa e Raffaele Terracciano (un anno e cinque mesi). Soddisfatto il legale Carlo De Stavola, che ha assistito nel processo la famiglia della vittima Lorenzo Borrelli- costituitasi parte civile – assieme agli avvocati Rocco Trombetti ed Elisabetta Carfora. “Dopo tanti anni dall’infortunio mortale – dice De Stavola – il processo e’ finalmente arrivato a sentenza, accertando la responsabilita’ dei vertici circa il malfunzionamento della pressa; dobbiamo ringraziare il giudice Linda Comella, che con determinazione, e nonostante un trasferimento, ha preso in mano il processo portandolo a conclusione in poco meno di due anni, dopo ritardi dovuti ai cambi di pm e giudici”. Il magistrato ha anche rinviato a giudizio civile per il risarcimento del danno. Durante il dibattimento, l’ad dell’azienda Becker si difese dicendo che Borrelli era deceduto a causa del “fuoco amico”, ovvero per errore degli altri due operai che erano con lui alla pressa; peraltro molti lavoratori sono stati chiamati a testimoniare dalla difesa degli imputati per confermare che la pressa funzionava regolarmente, circostanza non emersa, e anzi smentita dalla sentenza.
Articolo pubblicato il giorno 12 Dicembre 2018 - 11:43