Non sarà mai consentito dal nostro Governo che la Campania e le altre regioni del Sud siano considerate territori di serie B. Ma affinché il Mezzogiorno si riappropri della propria dignità, non basta certamente una raccolta firme né alzare la bandiera dell’autonomia. Se nelle regioni del meridione, Campania in testa, ci troviamo in una condizione disastrosa, lo dobbiamo ad amministrazioni fallimentari che si sono avvicendate nell’ultimo ventennio, che hanno prodotto debiti e commissariamenti in tutti i settori strategici. Le nostre regioni non sono mai state degnamente rappresentate nelle Conferenze Stato-Regioni. Ultime eravamo e ultime siamo rimaste. Ci basti raffrontare il residuo fiscale di regioni come Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, che vantano attivi rispettivamente di 54 miliardi, 18 miliardi e 861 milioni e 15 miliardi e 458 milioni, a fronte di Sicilia, Calabria e Campania con passivi di 10 miliardi e 617 milioni5 miliardi e 871 milioni, e 5 miliardi e 705 milioni. La tendenza non può essere invertita con annunci spot dal sapore elettorale, sedute monotematiche e raccolte firme. L’autonomia non si auspica, ma va guadagnata con gestioni oculate che ai tributi erogati facciano corrispondere servizi adeguati per i cittadini”. Così la capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle Maria Muscarà intervenuta in aula nella discussione sulla nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza.
“Caldoro e Cesaro che chiamano i cittadini alle armi – prosegue Muscarà – e De Luca e la sua maggioranza che raccolgono la chiamata, sono le due facce della stessa medaglia dell’ipocrisia, oltre che esponenti delle coalizioni di centrosinistra e centrodestra che hanno votato la riforma costituzionale che ha introdotto il federalismo fiscale. Entrambi hanno governato amministrazioni puntualmente commissariate su Sanità e Trasporti e incapaci di spendere fondi europei, salvo ricorrere a progetti “sponda” e accelerazione della spesa. Il nostro Governo è stato il primo, dopo anni di lacrime e sangue, a varare una manovra che restituisce dignità al Sud e linfa ai settori delle imprese, dell’istruzione e della ricerca, creando condizioni per nuova occupazione al Sud, frenando nel contempo l’emorragia di giovani talenti in fuga per cercare altrove opportunità di lavoro. E’ con fatti e soluzioni che restituiamo dignità al Sud, non con annunci da comizianti e spot elettorali”.
Articolo pubblicato il giorno 27 Dicembre 2018 - 19:39