Il fuoco per distruggere registri e verbali, prove di un mega raggiro, per scalare le graduatorie pubbliche e ottenere un posto come insegnante di sostegno: è questa l’ipotesi che si fa largo dopo l’incendio di domenica 2 dicembre negli uffici del Provveditorato agli studi di via Monticelli a Salerno. E’ questa la lettura che gli inquirenti danno dell’episodio che, all’apparenza, sembrava un atto vandalico, già inquietante in sè. La tesi dell’incendio mirato per distruggere l’archivio del Provveditorato è supportata dalla circostanza che la Procura di Napoli ha da pochi mesi aperto un’inchiesta sulle graduatorie per le docenze, in particolare quella per il sostegno. L’inchiesta, come riporta Il Mattino, sembra sia partita da diplomi e titoli degli aspiranti insegnanti che nell’ipotesi della Procura partenopea sarebbero falsi, usciti dai cosiddetti ‘diplomifici’ istituti senza credenziali, e fatti valere come titoli per ‘scalare’ le graduatorie per l’insegnamento, naturalmente a discapito di altri aspiranti docenti.
L’incendio di domenica mattina in via Monticelli a Salerno era subito apparso ‘anomalo’, ignoti avevano forzato le porte esterne e senza degnare di uno sguardo a computer e altri beni di valore si erano diretti ai piani superiori dove è custodito l’archivio. Lì era stato appiccato il fuoco che ha bruciato gran parte dei registri e delle annotazioni di aspiranti insegnanti campani, non solo salernitani. L’obiettivo, secondo gli inquirenti, era distruggere le prove del mega raggiro. La direttrice generale dell’Ufficio scolastico regionale, Luisa Franzese, aveva espresso il suo rammarico per l’accaduto confidando nelle indagini delle forze dell’ordine, così come Annabella Attanasio, nuova dirigente provinciale. L’episodio del 2 dicembre è al vaglio, ora di due Procure, quella salernitana per quanto riguarda l’episodio in sé – affidata alle indagini della Questura di Salerno – e quella napoletana per quanto riguarda l’inchiesta ‘madre’. L’incendio è divampato, pochi giorni dopo una richiesta di esibizione atti da parte del pm Stefania Di Dona della Procura di Napoli, per visionare registri, attestati e documenti degli aspiranti insegnanti, abilitati in virtù di titoli acquisiti attraverso istituti e università soprattutto on line.
E’ bastata una richiesta di esibizione atti all’ufficio della pubblica istruzione della Regione Campania e in particolare a quello per la formazione scolastica, con un elenco dettagliato dei documenti che dovevano essere messi a disposizione delle forze dell’ordine, per allarmare qualcuno e azionare il raid per distruggere le prove.
L’incendio è stato appiccato all’ultimo piano del palazzo di via Monticelli nel rione Fuorni dove è ubicato l’archivio con registri e verbali.
Secondo gli inquirenti, in quei documenti vi sarebbero le prove decisive per scoprire l’intero imbroglio che vede al centro alcuni istituti e scuole di specializzazione. Il pm Di Dona procede per i reati di truffa e falso. L’inchiesta potrebbe rivoluzionare le graduatorie artefatte da aspiranti insegnanti con titoli fasulli e documenti fasulli, conseguiti dietro pagamento di danaro, per accelerare l’inserimento in servizio in molte scuole del centro e nord Italia. Alla base del mega imbroglio vi sarebbe, secondo gli inquirenti, una vera e propria organizzazione che dietro lauti pagamenti costruirebbe a tavolino i ‘perfetti’ insegnanti che ambiscono ad un posto di lavoro statale per sfuggire alla precarietà.
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