La ‘ndrangheta è un network criminale globale: è la mafia più potente e pericolosa al mondo non solo leader nel traffico di cocaina ma anche ‘più avanti rispetto agli altri’ nelle capacità finanziarie. Lo confermano anche le imponenti indagini che hanno portato a novanta nmisure cautelari tra Italia, Europa e Sud America che, per la prima volta, hanno evidenziato che la ‘ndrangheta è in grado di saper utilizare la criptovalute per pagare grosse transazioni finanziarie illegali. I clan di ‘ndrangheta avrebbero voluto pagare in bitcoin una grossa partita di cocaina acquistata in Brasile in ma l’idea è stata bocciata: non per dubbi sull’affidabilità degli acquirenti ma per impreparazione dei venditori a gestire una transazione cosi’ sofisticata. Un elemento riferito dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho nel corso di una conferenza stampa per testimoniare il livello raggiunto dall’organizzazione criminale attiva tra Italia, Europa e Sud America smantellata con una mega operazione internazionale di polizia che ha visto investigatori di diversi Paesi in squadre investigative comuni. “E’ la prima volta – ha sottolineato de Raho – che in una indagine di questo tipo fa la sua comparsa la moneta virtuale: a conferma che questi canali digitali rappresentano la nuova frontiera della criminalità”. I clan della ‘ndrangheta hanno spostato i loro interessi nel Nord dell’Europa dove per loro risulta più agevole ed economicamente vantaggioso procurarsi ingenti quantitativi di cocaina in arrivo direttamente dai paesi produttori sudamericani nei porti di Anversa e Rotterdam. La ‘ndrangheta “non opera all’estero per necessità, ma si stratifica e si stabilizza fuori dall’Italia perché alcuni paesi sono più appetibili per realizzare i propri disegni criminali”, ha sottolineato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo. “Le tracce che ricaviamo dalle indagini – ha aggiunto il pm – ci dicono che l’unitarietà della ‘ndrangheta è ancora più rafforzata quando le cosche operano all’estero. E ci dicono che in questo momento la ‘ndrangheta è la componente più forte” tra le organizzazioni criminali, “in grado da sola di gestire l’acquisto di grosse partire di cocaina (tonnellate) a credito senza cioè dover pagare in anticipo. “Quando ci sono grandi affari c’è sempre la ‘ndrangheta”, ha detto il generale dello Scico della Gdf, Alessandro Barbera.
Almeno due tonnellate di cocaina sono state importate dal Sudamerica in Europa dall’organizzazione criminale diretta dalle cosche di ‘Ndrangheta della Locride, smantellata stamani con l’operazione “European ‘Ndrangheta connection” condotta da forze di polizia di vari Stati. Un “fiume” di droga che veniva convogliato prevalentemente in sette porti, cinque italiani e due europei, Amsterdam ed Anversa, parte del quale e’ stato intercettato e sequestrato dagli investigatori nel corso delle indagini Trentatre chili sono stati individuati in tre distinte operazioni portate a termine tra marzo e giugno 2017, mentre dallo scambio informativo con il Fiod olandese, gli investigatori hanno ricostruito un episodio risalente al 2015, quando il sodalizio, sfruttando una ditta costituita ad hoc, aveva tentato di importare, con la complicita’ di trafficanti di Guyana e Suriname, 95 chili di cocaina sequestrati nel porto di Rotterdam. Nel novembre 2016, sono stati sequestrati 57,77 kg di cocaina giunti nel porto di Gioia Tauro. Nello stesso porto sono stati intercettati 25,66 chili nel marzo 2017 e 15,67 nel novembre 2016. Altri 129 chili di sostanza destinata al porto di Napoli, erano stati intercettati precedentemente, nell’aprile 2016, dalle autorita’ panamensi. Le “menti” ‘ndranghetiste del narcotraffico erano capaci anche di “delocalizzare” le rotte della polvere bianca. E’ successo nel gennaio 2017, quando il container con la droga e’ stato dirottato dall’Olanda al Belgio per lo sdoganamento. Ma nonostante questo il carico, di 169,45 chili e’ stato ugualmente intercettato nel porto di Anversa. Infine, ad aprile 2018, 7 chili di coca sono stati intercettati nel porto di Livorno. Destinazione che, per gli investigatori, conferma le potenzialita’ degli indagati che, con facilita’ estrema riuscivano a trovare in piu’ porti quello che nel gergo dei narcos viene definito come “scarico”, cioe’ la possibilita’ di far uscire la droga dal porto d’arrivo grazie ad “agganci” locali.
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