Dopo l’arresto di Totò Riina, il 15 gennaio 1993, l’organo di comando di Cosa nostra, la commissione provinciale risultò decapitata, ma pur cessando di funzionare restò in vita almeno nelle regole che ne costituivano il fondamento. Bernardo Provenzano, pur assumendo il ruolo di vertice di Cosa nostra e di coordinamento tra i vari mandamenti, non risulta abbia mai presieduto riunioni plenarie, anche in ragione di quella “strategia della sommissione” con cui ha diretto l’organizzazione criminale. Una situazione che non trovò l’entusiasmo degli uomini d’onore che non apprezzarono anzi la situazione d’impasse creatasi dopo il 1993. La commissione provinciale di fatto non è riuscita a riunirsi per 25 anni. Nel 2008, le indagini avevano documentato e scontato il tentativo ordito dai boss Benedetto e Sandro Capizzi, Giuseppe Scaduto e Giovanni Adelfio di ricostituire la commissione provinciale. Il vertice dell’organismo avrebbe dovuto essere Benedetto Capizzi, osteggiato però dall’ala dissidente capeggiata da Gaetano Lo Presti, reggente del mandamento di Porta Nuova che ne disconosceva la legittimazione ad assumere il ruolo non essendoci un placet da parte dello stesso Riina ormai detenuto. Al fine di sopperire alla mancanza di un organismo decisionale idoneo a dare risposte urgenti in una fase di emergenza, dunque, Cosa nostra aveva riconosciuto legittimità ad agire ad un organismo collegiale “provvisorio”, costituito dai più influenti reggenti dei mandamenti della città con mere funzioni di consultazione e raccordo strategico fra mandamenti. Nulla a che vedere con l’originaria commissione provinciale. Ed è per questo che la morte di Riina, il 17 novembre 2017 ha rappresentato uno “spartiacque storico” per Cosa nostra. Di fatto, da quella data, tutti i mandamenti più importanti di Palermo hanno avviato una serie d’incontri e confronti per riorganizzare la commissione provinciale, per restituirle quel ruolo di organismo di comando solido e riconosciuto. Questo “fermento” è culminato con la riunione del 29 maggio scorso dei capimandamento. Una riunione che ha “incoronato” di fatto Settimo Mineo, più anziano tra i boss presenti a quell’incontro, nuovo vertice di Cosa nostra, e dunque successore di Totò Riina in seno alla commissione provinciale.
Quella del 29 maggio scorso alla quale ha preso parte il nuovo padrino, l’80enne Settimo Mineo, “e’ stata la prima grande riunione della rinnovata commissione provinciale di Cosa nostra, nella quale si trattava di tornare a ristabilire le regole dopo gli arresti e lo sfilacciamento subiti”. Lo ha detto il capo della procura di Palermo, Francesco Lo Voi, sull’operazione che che ha fermato il tentativo di riorganizzazione della Cupola, con 46 fermi, compreso quello che e’ ritenuto l’erede di Toto’ Riina. Un summit, dunque, il primo dopo 25 anni, che doveva segnare la rinascita dell’organizzazione dopo la morte del padrino nel novembre 2017. “Che fosse una riunione di commissione – ha aggiunto – lo si ricava dal fatto che importanti soggetti di Cosa nostra e noti alle indagini, benche’ presenti non avevano avuto diritto a partecipare alla riunione. Quindi c’erano dei soggetti che seppure capi famiglia, erano rimasti fuori, perche’ potevano partecipare solo i capi mandamento. Quindi un ritorno alle regole, al rispetto del territorio, ai principi su cui si deve basare la comunicazione tra i mandamenti, e per certi versi sembra quasi di rileggere le dichiarazioni rese a suoi tempo da Tommaso Buscetta”. “Mai come in questo caso l’esistenza della Dda a Palermo – ha proseguito Lo Voi – si e’ rivelata tanto utile perche’ l’operazione di oggi e’ l’unione di 4 distinti filoni di indagine che, proprio per il metodo dello scambio di informazioni e il coordinamento, ha consentito di cogliere e registrare tutta una serie di movimenti, incontri, contatti, conversazioni che erano sospetti in virtu’ dei soggetti protagonisti. Incontri che si potevano riportare all’esigenza di un nuovo assetto ricercato dai mafiosi”. La “svolta” avviene quando i carabinieri “intercettano una conversazione, in macchina, nella quale un soggetto raccontava la sua avvenuta partecipazione a una riunione ad altissimo livello alla quale avevano preso parte tutti i capi mandamento della provincia di Palermo. Si tratta – ribadisce Lo Voi – della prima riunione della rinnovata commissione provinciale di cosa nostra. Nel corso della quale si e’ discusso delle regole e dell’esigenza di ristabilire regole che nel corso del tempo si erano perse per strada”.
Ecco l’elenco degli indagati nell’operazione Cupola 2 dei carabinieri del comando provinciale di Palermo: Stefano Albanese, 34 anni di Termini Imerese, Giusto Amodeo, 48 anni Misilmeri; Filippo Annatelli, 55 anni di Palermo, Gioacchino Badagliacca, 41 anni, Palermo, Filippo Salvatore Bisconti, 58 anni, Belmonte Mezzagno, Giuseppe Bonanno, detto Andrea, 57 anni, Misilmeri, Giovanni Cancemi, 48 anni, Palermo, Francesco Caponnetto, 48 anni, Palermo, Francesco Colletti, 49 anni Palermo, Giuseppe Costa, 36 anni Villabate, Maurizio Crino’, 47 anni Misilmeri, Rosalba Crino’, 29 anni Villabate, Filippo Cusimano 42 anni, Misilmeri, Rubens D’Agostino, 43 anni Palermo, Giuseppe Di Giovanni, 38 anni Palermo, Gregorio Di Giovanni, 56 anni Palermo, Filippo Di Pisa, 45 anni Misilmeri, Andrea Ferrante, 43 anni, Palermo, Francesco Antonino Fumuso, 51 anni, Villabate. Vincenzo Ganci 52 anni Misilmeri, Michele Grasso, 43 anni Palermo, Simone La Barbera, 56 anni Mezzojuso, Marco La Rosa, 37 anni Palermo, Gaetano Leto, 38 anni Palermo, Michele Madonia, 48 anni Palermo, Giusto Francesco Mangiapane, 42 anni Ciminna, Matteo Maniscalco, 63 anni, Monreale, Luigi Marino 44 anni Palermo, Pietro Merendino, 53 anni Misilmeri, Fabio Messicati Vitale, 44 anni Villabate, Giovanni Salvatore Migliore, 50 anni Belmonte Mezzagno, Settimo Mineo, 80 anni Palermo, Rosolino Mirabella, 32 anni Palermo, Salvatore Mirino, 51 anni Palermo, Massimo Mule’, 46 anni Palermo, Domenico Nocilla, 72 anni Misilmeri, Carlo Noto 62 anni Misilmeri, Nicolo’ Orlando, 52 anni Misilmeri, Salvatore Pispicia, 51 anni nato a Palermo, Stefano Polizzi, 63 anni Bolognetta, Gaspare Rizzuto, 36 anni Palermo, Michele Rubino 58 anni Palermo, Giovanni Salerno, 68 anni Palermo, Pietro Scafidi 26 anni Misilmeri, Salvatore Sciarabba, 68 anni Palermo, Salvatore Sorrentino, 53 anni Palermo, Giusto Sucato, 49 anni Misilmeri, Vincenzo Sucato, 74 anni Misilmeri, Salvatore Troia, 58 anni Villabate.
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