Castellammare di Stabia. Sull’affare Cirio, sul quale è in corso un’indagine da parte della DDA di Napoli, potrebbe essere coinvolta non solo la criminalità organizzata che aveva chiari interessi ma anche la politica. Oltre 300 appartamenti tra residenziale ed housing sociale. Un affare di un certo peso e rilievo. Non sono quindi da escludere ulteriori sviluppi. Intanto tutte le persone arrestate nel corso dell’operazione “Olimpo”, tra cui Aldolfo Greco, comproprietario dell’ ex area industriale Cirio, restano in carcere dopo essersi avvalsi della facoltà di non rispondere in attesa di comparire davanti al Riesame. “Se ci riusciamo, …politicamente stiamo battagliando “malamente” (maledettamente) ..se riusciamo a fare una cosa di queste”. Sono le parole di Adolfo Greco mentre tiene una conversazione con Michele Carolei. E’ il dicembre del 2013 e i due sono negli uffici di Greco e continuano a parlare della mega opera Cirio. A quel tempo il sindaco era Nicola Cuomo. La Cirio, di proprietà della PolGre Europa 2000 Srl, società compartecipata dalla famiglia Greco e Polese, dal 1999 presenta al Comune di Castellammare di Stabia, il 28 Gennaio 2013, il permesso a costruire case nell’ex sito industriale. In quel periodo a Palazzo Farnese c’era il Commissario Prefettizio, Rosanna Bonadies, arrivato in città dopo la sfiducia a Luigi Bobbio. Circa 103 alloggi di housing sociale e 225 da mettere sul mercato immobiliare. La vicenda non viene curata dall’ufficio tecnico comunale ma da un Commissario “ad acta” nominato dalla Provincia di Napoli circa un anno dopo. La città ritorna al voto e vince Nicola Cuomo. In consiglio siede anche Luigi Greco, il figlio di Adolfo. Greco è all’opposizione, la sua lista aveva sostenuto Pentangelo. Il candidato di centrodestra sconfitto al ballottaggio. Pentangelo era stato designato dal Partito di Berlusconi quale candidato sindaco al posto dell’uscente Bobbio. Dopo poco più di due anni, Cuomo viene sfiduciato. Al suo posto arriva il Commissario Prefettizio Vaccaro. Il 13 aprile 2016 Palazzo Farnese, visti gli atti del Commissario “ad acta”, emana una determina di accoglimento del permesso a costruire. Intanto Cuomo viene sfiduciato dopo poco più di due anni. La città ritorna al voto. A giugno 2016 viene eletto Antonio Pannullo. Il PD vince al ballottaggio sul centrodestra guidato da Gaetano Cimmino. La questione Cirio non è tra le priorità per l’amministrazione a trazione PD. Poco più di un anno e mezzo per decidere il da farsi. La giunta prepara una delibera da portare in consiglio per l’8 febbraio del 2018. Pannullo avrebbe modificato, insieme all’assessore al ramo, da 2700 a 1700 euro al metro quadrato i valori per la vendita in housing sociale, con parere contrario di qualche giovane assessore. Delle tariffe molto sfavorevoli per i venditori. Quell’atto inserito nell’ordine del giorno del consiglio comunale non si è mai discusso perché solo due giorni prima il sindaco è stato sfiduciato da ben 14 consiglieri, di cui parte della sua maggioranza. Nei giorni e mesi seguenti alla notte della sfiducia il sindaco Pannullo ha sempre puntato il dito verso l’ “imprenditoria insana”, non è da escludere che il suo era un riferimento proprio ai Greco. L’imprenditoria insana che, sempre secondo Pannullo, ha imposto la candidatura di Cimmino. In effetti parte della città rientra nella ZES, Zona Economica Speciale, un occasione di sviluppo e il Grande Progetto Pompei. Tanti i fondi a disposizione che saranno investiti nella città delle acque. Sull’ “imprenditoria insana” e sulle varie vicende legate alla Cirio sarà la magistratura che ha aperto un fascicolo a chiarire ogni aspetto della questione. Sulla vicenda, nella giornata odierna, è intervenuto anche il segretario provinciale PD Costa attraverso un post sulla sua bacheca Facebook. “Lo scenario inquietante che sta emergendo dalle inchieste palesa una commistione tra imprenditoria “insana” e malavita organizzata, che come una spessa coltre ha controllato e indirizzato lo sviluppo del territorio in questi anni – scrive Costa – Dalle inchieste emerge, inoltre, che l’ex Sindaco del Partito Democratico di Castellammare di Stabia, Toni Pannullo, fu il primo a denunciare il fiato sul collo della camorra, indicando e circostanziando in maniera puntuale fatti ed uomini collusi. Tali denunce furono riportate dal nostro Sindaco in tutte le sedi istituzionali preposte grazie al sostegno del gruppo parlamentare PD e del segretario regionale dell’epoca. Di lì a breve Pannullo fu defenestrato e le motivazioni della sfiducia, avvenuta presso la sede di un notaio, non furono subito chiare e forse, a distanza di pochi mesi, questa inchiesta comincia a far luce anche su quella vicenda e su tante altre che hanno turbato la città di Castellammare in questi ultimi anni. Ci auguriamo tutti che le indagini proseguano senza sosta, in modo da riportare nella città stabiese un sano clima democratico, foriero di sviluppo e benessere per tutta la comunità”.
2.continua
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Articolo pubblicato il giorno 9 Dicembre 2018 - 08:41