Castellammare. La città si interroga il giorno dopo il rombo di un elicottero e i lampeggianti delle auto della Squadra Mobile di Napoli che hanno squarciato il silenzio della notte scorsa in città. Una maxi operazione anticamorra, tredici le persone indagate e soggette ad un’ordinanza di custodia cautelare. In nove sono finiti in carcere e quattro, invece, agli arresti domiciliari. L’indagine nasce, si legge tra le oltre duecento pagine dell’ordinanza firmata dal Giudice per le indagini preliminari Tommaso Perrella dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, ex affiliato del clan D’Alessandro, Salvatore Belviso. Tra i nomi spicca quello di Adolfo Greco, un imprenditore che da vittima della camorra è riuscito a guadagnarsi un posto di rilevanza all’interno del contesto criminale grazie anche ad un suo atteggiamento trasversale. E’ infatti definito “l’ amico degli amici”. Ciò non l’ha esentato, però, dal pagamento di ingenti tangenti per lo svolgimento “in tranquillità” delle sue attività imprenditoriali che spaziano dalla commercializzazione del Latte al settore turistico-ricettivo passando per l’immobiliare. Belviso descriveva l’imprenditore Adolfo quale “amico del proprio gruppo criminale” (i D’Alessandro ndr). Durante le deposizioni del pentito gli inquirenti cercavano di analizzare i rapporti professionali, criminali e politici dell’imprenditore. “Greco – si legge in un’interrogazione parlamentare con atto n. 4-00920 del 2006, seduta 80 del Senato della Repubblica – è stato più volte citato dalle cronache giudiziarie per avere intessuto un’intermediazione tra settori deviati dello Stato ed il boss Cutolo, in occasione delle trattative tra la camorra e le Brigate Rosse per il rilascio dell’ex assessore regionale Ciro Cirillo”. Gli arresti di ieri mattina hanno dato anche una scossa alla politica, in una città in cui è ancora vivo il ricordo del brutale agguato mortale al consigliere comunale Gino Tommasino. Il connubio tra imprenditoria e politica, soprattutto nelle medie-grandi realtà, è fondamentale per aggiudicarsi la poltrona più alta del municipio. La reazione della politica è stata immediata. Liberi e Uguali, all’opposizione in consiglio comunale con Tonino Scala, ha chiesto al sindaco di far arrivare a Palazzo Farnese la Commissione d’accesso. “Abbiamo più volte denunciato la penetrazione della camorra in tanti e troppi settori della vita della nostra città – scrive il Consigliere Scala e la coordinatrice LeU Laura Della Monica – e gli arresti di questa mattina di esponenti della criminalità, grazie al lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalla Magistratura, nei cui confronti riaffermiamo il nostro pieno sostegno, confermano la gravità della situazione. E noi, che non abbiamo mai sottovalutato il problema, abbiamo chiesto e chiediamo che si faccia piena luce anche sui rapporti con la politica, sui condizionamenti messi in campo nel corso delle elezioni”. Le ultime elezioni, celebrate alle porte di questa estate, che hanno portato all’elezione di Gaetano Cimmino, si sono svolte in un clima abbastanza teso. Tra i principali sostenitori dell’attuale sindaco, dalle immagini che circolano in rete, vi è proprio il figlio di Adolfo, Luigi, ex consigliere che vanta già di un’esperienza come consigliere di opposizione durante l’amministrazione Cuomo. Ciò, sia chiaro, non ha alcun valore processuale ma simbolico. Il sindaco, intanto, a poche ore dalla notizia dell’arresto di Greco ha diramato, attraverso il suo staff, una nota stampa, complimentandosi con le forze dell’ordine.
“Un blitz della polizia di stato di Castellammare di Stabia, coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha portato ad una serie di arresti con l’accusa di estorsione aggravata da metodo mafioso nei confronti di imprenditori e commercianti di Castellammare, Gragnano, Pompei, Pimonte e Agerola, per vicende risalenti al periodo compreso tra il 2013 e il 2016 – dice attraverso la nota il primo cittadino – Chi ha contribuito alla vasta operazione messa in atto oggi merita un plauso per il lavoro certosino grazie al quale è stato inflitto un duro colpo ad un’organizzazione che, in base alle notizie che filtrano, avrebbe imposto il pizzo agli imprenditori avvalendosi delle intimidazioni da parte della malavita organizzata. L’attività svolta dalla polizia di stato rappresenta un tassello importantissimo nella lotta all’illegalità diffusa. E a tutte le forze dell’ordine operanti sul territorio rivolgo un sentito ringraziamento per l’impegno che profondono ogni giorno nel garantire il rispetto delle regole. I cittadini devono capire che il muro di silenzio, di omertà, di violenza, di vessazioni, va abbattuto. Castellammare ha voglia di riscatto, la camorra ha frenato lo sviluppo della città per troppi anni, colpendo gli imprenditori, le forze sane che rappresentano una risorsa. Come amministratori abbiamo il compito di vigilare, di non abbassare mai la guardia, di denunciare e di non fermarci mai. La nostra amministrazione ora e sempre sarà al fianco delle forze dell’ordine, della magistratura e di tutti quelli che mirano allo sviluppo di Castellammare”. Cimmino chiede alla città di denunciare e non abbassare mai la guardia, dimenticando, nonostante sia passato pochissimo tempo dalla sua elezione, di aver goduto del sostegno, che sia anche quello esclusivamente personale, del figlio di uno degli arrestati che, resta, innocente fino a prova contraria, oltre ad avere tra i banchi della maggioranza una consigliera comunale, almeno formalmente, con legami di parentela con due delle persone arrestate. Ritornando all’inchiesta “gli esiti delle attività captative eseguite rivelavano con assoluta chiarezza la “contiguità” di Adolfo Greco a tutti i principali sodalizi camorristici della zona nonché lo stretto rapporto di collaborazione criminale tra lo stesso ed alcuni esponenti apicali dei suddetti sodalizi quali ad es., D’Alessandro Pasquale (primo genito del defunto D’Alessandro Michele, fondatore dell’omonimo clan) Carolei Paolo (“luogotenente” di D’Alessandro Vincenzo, fratello minore di Pasquale), Cesarano Ferdinando (storico fondatore dell’omonimo clan) Afeltra Raffaele (storico fondatore dell’omonimo Clan Afeltra). Le risultanze acquisite disvelavano però che il Greco era al contempo anche vittima delle richieste estorsive degli affiliati di alcuni dei Clan D’Alessandro e Cesarano, circostanza invero molto frequente negli ambiti territoriali in cui si collocano le vicende in contestazione. Non è infatti insolito imbattersi in figure di imprenditori “border line” che, da un lato, lucrano l’appoggio del clan e, dall’altro, vengono sistematicamente vessati, costretti a svolgere funzione di “paravento”, di riciclaggio e reimpiego di capitali nonché a versare cospicue tangenti (magari ad altre fazioni del medesimo sodalizio criminoso) per lavorare in tranquillità. Ebbene, questo è proprio il caso di Greco Adolfo, il quale si è relazionato con la criminalità organizzata locale in modo funzionale ai propri interessi, elargendole periodicamente somme di denaro (tra l’altro irrisorie per le sue possibilità economiche) onde esercitare in assoluta tranquillità la propria attività imprenditoriale e al contempo, avvalersi di un prezioso referente nel cd. “anti-stato” (al quale ha garantito il viatico per radicarsi nella società civile) per risolvere problematiche legate alla “strada”.
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Articolo pubblicato il giorno 6 Dicembre 2018 - 11:01 / di Cronache della Campania