Confermata la stangata a carico di Simone Invito, considerato dalla Dda uno degli elementi apicali del nuovo gruppo criminale che si era insediato a Mondragone dopo la fine dell’era di Augusto La Torre. La Corte di Cassazione ha infatti respinto il ricorso presentato dall’avvocato del 28enne di Mondragone che era stato condannato in appello a 26 ani di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla commissione di estorsione.
Nello stesso processo era stato condannato anche Emanuele Invito, 28 anni, per il quale fu disposta una pena di 4 anni e 2 mesi per possesso di armi aggravato dalla finalità mafiosa. Anche quest’ultimo ha fatto ricorso in Cassazione, sottolineando come l’assoluzione dall’accusa di aver preso parte all’associazione criminale dovesse far cadere anche l’aggravante, ma gli ermellini sono stati chiari.
“La sentenza impugnata – scrivono – ha razionalmente giustificato la sussistenza dell’aggravante, contestata sotto forma di agevolazione mafiosa, ancorandone il necessario elemento soggettivo al tenore delle intercettazioni, dalle quali risulta la piena consapevolezza dell’agente nell’occultamento delle armi per metterle a disposizione del clan La Torre, nel cui ambito il fratello Simone rivestiva un ruolo centrale, condividendone le finalità, facendo corretta applicazione dei principi enunciati al riguardo dalla giurisprudenza di legittimità”.
Gustavo Gentile
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