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Camorra a Castellammare: spunta il nome di un imprenditore a cui erano destinati i 2,5 milioni di euro trovati a casa di Adolfo Greco

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Castellammare. Si è aggravato il quadro accusatorio della Dda di Napoli nei confronti dell’imprenditore stabiese Adolfo Greco arrestato due settimane fa nell’ambito dell’ìoperazione Olimpo che lo ha portato in carcere insieme con i vertici di tutti i clan della camorra della zona stabiese. Quei due milioni e mezzo di euro trovati in contanti nascosto in casa due durante la perquisizione che lo ha portato in carcere rappresentano una ulteriore prova di accusa perché insieme con quelle decine di mazzette da cinquanta euro c’era un post it con il nome di un imprenditore(su cui si sta già indagando da tempo e il cui nome per il momento rimane coperto). Il pm della Dda di Napoli, Giuseppe Cimmorotta, che conduce le indagini, gli ha contestato il possesso non consentito di tutti quei soldi.E Greco anche se ha rilasciato dichiarazioni spontanee su quel punto non ha fornito spiegazioni utili. Si è difeso sostenendo di essere una vittima del sistema camorra anche se dall’inchiesta emerge tutt’altro. E così nella serata stessa i giudici della decima sezione del Tribunale del Riesame di Napoli hanno sciolto la riserva sull’istanza di scarcerazione o in subordine di arrestati domiciliari avanzata stamattina dagli avvocati Michele Riggi e Vincenzo Maiello dopo due ore di discussione: Trascorrerà le festività di Natale in carcere dunque “don Adolfo” come veniva chiamato in segno di rispetto dagli stessi camorristi stabiesi e con lui anche Giovanni Cesarano (difeso dall’avvocato Giovanni Iorio), uomo di vertice del clan di Ponte Persica, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso e per il quale il Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione. E sempre a proposito di Greco, a cui sono dedicate gran parte delle oltre 200 pagine dell’ordinanza cautelare firmata due settimane fa dal Gip Tommaso Parrella, la procura ha ipotizzato che quei due milioni e mezzo di euro fosse una maxi tangente pronta ad essere pagata all’imprenditore con il probabile imminente voto definitivo nell’aula del consiglio comunale della riqualificazione dell’area Cirio con la costruzione di centinaia di appartamenti destinati all’housing sociale. A cosa servivano quei soldi e soprattutto chi erano destinati? E’ probabile che nella mani della Procura ci siano già molti elementi utili perché con le microspie piazzate in casa, nell’auto e nell’ufficio dell’imprenditore devono avere ascoltato tante cose “interessanti”.La disponibilità economica in contanti dell’imprenditore del latte Adolfo Greco era elevatissima e non poteva essere altrimenti visto che come si legge dall’ordinanza è stato capace nel corso degli anni di versare il pizzo fino a 50 mila euro in contanti al clan D’Alessandro. Nell’ordinanza i pentiti, soprattutto quelli del clan D’Alessandro, raccontano anche altri versamenti di pizzo. Il super killer della cosca di Scanzano, Renato Cavaliere, ha raccontato in un recente interrogatorio datato 21 maggio 2018: “…Greco aveva assunto una tale posizione di dominio sul territorio, che nessuno osava mettergli i bastoni tra le ruote ed in virtù dei suoi legami con i vari clan presenti sul territorio, riusciva ad ottenere quello che desiderava. Credo che anche attualmente sia così, Greco rimane un imprenditore molto importante e potente…”.

6. continua

 


Articolo pubblicato il giorno 19 Dicembre 2018 - 07:08

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