“Quanto avvenuto e’ espressione tra le piu’ brutali di una ‘sottocultura sportiva di banda’ che richiama piuttosto, per la tecnica usata, uno scontro tra opposte fazioni politiche”. E’ quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Guido Salvini nei confronti di Marco Piovella, il capo ultra’ dell’Inter detto il ‘Rosso’ arrestato oggi a Milano. Nelle ore successive all’interrogatorio dei primi indagati, spiega il gip, e’ stato acquisito dagli inquirenti un video realizzato da una donna residente in un’abitazione che guarda su via Novara. “Tale documento – si legge nell’ordinanza – rappresenta un vero e proprio film dell’attacco che rende pienamente visibile l’intera azione organizzata che si e’ svolta in via Novara. Vi e’ quindi piena conferma che non ci si trova certo di fronte ad un ‘normale’ scontro tra gruppi di tifosi durante una partita. Ci si trova piuttosto – scrive il gip – di fronte ad un’azione di stile militare, preordinata e avvenuta a distanza dallo Stadio Meazza tendendo un agguato ai tifosi della squadra opposta”. Comparira’ mercoledi’ davanti al Gip Guido Salvini, per l’interrogatorio di garanzia, Marco Piovella, il capo ultra’ dell’Inter arrestato stamani in relazione agli incidenti del 26 dicembre scorso prima di Inter-Napoli. Piovella, assistito dall’avvocato Mirko Perlino, dopo le rivelazioni di un indagato si era presentato in Questura per sostenere di essere stato presente agli scontri ma non di averli organizzati. L’ultras, davanti al giudice, dovra’ rispondere di lesioni e rissa aggravata per il fatto che dagli scontri e’ scaturita la morte di Daniele Belardinelli e erano stati feriti a colpi d’arma da taglio quattro supporter del Napoli. Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere non e’ contestato l’omicidio.
In relazione all’arresto, la morte di Belardinelli e’ ritenuta un’aggravante della rissa dal momento che gli scontri hanno avuto come conseguenza, appunto, un morto. “Dagli elementi descritti risultano gravi indizi di colpevolezza anche in capo a Piovella Marco – scrive nelle conclusioni il gip Salvini nell’ordinanza di custodia cautelare – in ordine ai delitti contestati di rissa aggravata dall’evento lesioni e morte. Lo stesso ha personalmente organizzato l’assalto ai tifosi del Napoli e ha partecipato attivamente allo scontro tra le fazioni svolgendo un ruolo decisivo alla luce del suo ruolo apicale nei gruppi interisti, con assoluta prevedibilita’ – per le circostanze e modalita’ del fatto (utilizzo di armi, strada pubblica con traffico intenso, assalto in gruppo numeroso) – del verificarsi degli ulteriori eventi di lesioni e morte per qualcuno dei partecipanti”.
E’ stato un petardo a dare il via all’agguato che lo scorso 26 dicembre ha portato alla morte dell’ultra’ Daniele Belardinelli. Il particolare emerge dalle spontanee dichiarazioni di un “giovanissimo ultra’ dei Viking”, Flavio Biraghi, che e’ stato denunciato in stato di liberta’. “Era stato convenuto – riporta l’ordinanza cautelare – che al momento dell’esplosione di un petardo tutti avrebbero dovuto muoversi verso via Novara per ‘fermare la carovana di veicoli di tifosi napoletani e quindi scontrarsi con questi ultimi. Biraghi – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Marco Piovella – ha dichiarato di essersi recato al baretto vicino allo stadio e di aver poi raggiunto via Fratelli Zoia dove si era unito a un centinaio di ultra’ tra cui 30 francesi del Nizza e circa 10 provenienti da Varese (…)”. Dopo gli scontri quando “era stato dato l’ordine di allontanarsi” aveva quindi “nuovamente raggiunto il baretto e poi era entrato allo Stadio”.
“C’erano tre gruppi: gli Irriducibili, i Viking e i Boys. Il nostro capo, quello che ha in mano la curva, si chiama ‘il Rosso’. E’ lui che sposta la gente, e’ lui che decide”. E’ una delle dichiarazioni rilasciate da Luca Da Ros, uno dei primi tre tifosi arrestati, nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Guido Salvini nei confronti di Marco Piovella, detto il ‘Rosso’. “Il ‘Rosso’ – ha spiegato Da Ros – ha detto andiamo e io sono andato. Siamo partiti tutti in macchina, eravamo circa 120 persone. Il ‘Rosso’ e’ il capogruppo, fa parte del direttivo della curva. Ha gia’ subito processi di questo tipo. Ora non puo’ entrare nello stadio per il Daspo”, ha dichiarato poi Da Ros, secondo l’ordinanza di custodia cautelare -l’ultra’ nerazzurro ha quindi spiegato la dinamica della guerriglia esplosa il 26 dicembre prima di Inter-Napoli. “Abbiamo lasciato le macchine e ci siamo fermati tutti contro un muro. All’inizio non avevo armi, poi hanno dato a tutti un bastone. Io ero in mezzo non sapevo cosa dovevo fare. Iniziano a passare i furgoni, quindi usciamo dall’angolo. Molti furgoni dei napoletani si sono fermati, altri no”. Da Ros ricorda infine gli attimi antecedenti all’incidente costato la vita a ‘Dede’ Belardinelli, investito e ucciso da un’auto: “C’e’ stata una macchina grossa di colore scuro che non e’ riuscita a schivare le persone. La macchina veniva da dietro i napoletani. Non ho visto l’investimento. Non ho capito di chi era la macchina, ho visto solo il Suv passare prima dell’incidente. Poteva essere chiunque, anche un passante”.
Daniele Belardinelli sarebbe stato, piu’ che travolto, schiacciato lentamente “da un’auto scura” che gli e’ passata sopra, “a bassissima velocita’”, con “le due ruote della parte destra del mezzo”. Questa e’ la novita’ che emerge dalle dichiarazioni rese dal capo ultras Marco Piovella, arrestato oggi, sugli istanti dell’investimento di Belardinelli, morto dopo gli scontri precedenti a Inter-Napoli, il 26 dicembre scorso. La dichiarazione e’ riportata nell’ordinanza di custodia cautelare. “Ricordo di aver visto, sulla via Novara all’altezza di via Fratelli Zoia o qualche metro piu’ avanti rispetto al senso di marcia, Daniele Belardinelli steso a terra, non so se perche’ scivolato o caduto accidentalmente – ha messo a verbale Piovella -. Negli stessi istanti ho visto un’autovettura, a bassissima velocita’ o addirittura quasi ferma, passare sopra il corpo di Daniele, con le ruote anteriore e posteriore destra. Ho avuto anche la sensazione che le ruote slittassero nella circostanza. Non ricordo poi se l’autovettura si allontana immediatamente, lentamente o velocemente. In merito all’autovettura ricordo che era una macchina scura, di dimensioni che mi sono parse normali, ma su questi dettagli non ho certezze perche’ la mia attenzione era su Daniele”. Un altro indagato, Flavio Biraghi, giovane ultra’ dei Viking che ha reso spontanee dichiarazioni ed e’ stato denunciato in stato di liberta’, ha riferito “di aver assistito all’ investimento di un Tifoso interista ad opera di una autovettura tipo Suv nero che procedeva ad alta velocita’ in Via Novara”. La scena dell’investimento non e’ stata ripresa dalle telecamere della zona, che non inquadravano proprio il punto dell’impatto. Gli investigatori stanno lavorando sulle immagini di auto che immediatamente dopo si allontanano dal punto in questione.
“Potere di influenza” sui tifosi a lui “subordinati sulla base dell’ideologia del cameratismo sportivo… in grado di condizionare le dichiarazioni di coloro che verranno ascoltati dalla P.G e dagli inquirenti nel corso delle indagini”, “decisa ed esplicita reticenza rispetto alla ricostruzione dell’ organizzazione e dello svolgimento dei fatti” e pericolo di reiterazione dei reati: sono i motivi che hanno spinto il gip Guido Salvini a disporre l’arresto in carcere del capo ultra’ Marco Piovella. “In ordine alla scelta della misura l’unica misura proporzionata alla gravita’ dei fatti commessi e adeguata alle rilevanti esigenze cautelari sussistenti – come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere che l’ANSA ha potuto visionare – e’ la custodia cautelare in carcere. Il ruolo dell’indagato infatti comporta una pericolosita’ elevata e ha ammesso solo piccola parte delle sue condotte; la misura detentiva meno grave degli arresti domiciliari non interromperebbe efficacemente i contatti stabili con l’ambiente degli Ultras e con i concorrenti nei delitti contestati”. “Anche la scelta di presentarsi in Questura fatta da Piovella – sottolinea il gip Salvini – appare un semplice tentativo di tamponamento in una situazione gia’ irrimediabilmente pregiudicata in quanto si era ormai diffusa la notizia delle dichiarazioni rese da Da Ros e degli ulteriori elementi che gli inquirenti stavano raccogliendo sull’ organizzazione e la dinamica dei fatti”.
Articolo pubblicato il giorno 31 Dicembre 2018 - 17:53