Mamadou Kouassi ha 36 anni e viene dalla Costa d’Avorio, dove faceva il bracciante. È arrivato in Italia nel 2007 e ha lavorato per anni nei campi di pomodoro pugliesi, negli aranceti di Rosarno e infine nelle distese di tabacco del casertano per pochi euro all’ora. È uno dei beneficiari della protezione umanitaria, un tipo di permesso di soggiorno che è stato abrogato dal decreto sicurezza e immigrazione in vigore dal 4 ottobre 2018.
Da qualche anno Kouassi è un mediatore culturale del centro di accoglienza Sprar di Caserta oltre che portavoce del Movimento dei migranti e rifugiati della città e insegnante di inglese e francese nelle scuole elementari. Durante una riunione dello Sprar, Kouassi ha alzato la mano e ha preso la parola, proponendo di usare il premio di 170mila euro, ricevuto dalla città di Caserta per la sua attività di accoglienza dei migranti grazie allo Sprar più grande della Campania, per finanziare i buoni libro per le famiglie più bisognose della città.
“Avevamo saputo che alcune famiglie erano in grave difficoltà, non potevano comprare i libri di testo perché da due anni il comune non erogava i fondi destinati ai sussidi”, racconta Kouassi. “Abbiamo pensato che una parte del premio poteva essere usata per aiutare le famiglie in difficoltà”.
Una proposta originale
La proposta del mediatore culturale è piaciuta agli altri operatori dello Sprar e ai richiedenti asilo che insieme hanno scritto una lettera al sindaco per chiedere di accogliere l’idea. Anche 120 insegnanti e due dirigenti scolastici si sono uniti all’appello. “Abbiamo organizzato un sit-in molto partecipato sotto alla prefettura, insieme alle famiglie che avevano bisogno dei buoni libro”, racconta Kouassi. Il risultato è che il sindaco di Caserta Carlo Martino ha sbloccato una parte dei fondi comunali destinati ai libri, a cui aggiungerà il premio ricevuto dalla città.
“Gestiamo uno sportello per il reddito in uno dei quartieri più poveri di Caserta”, racconta Vincenzo Fiano, operatore e attivista del centro sociale Ex Canapificio. “E alcuni genitori avevano raccontato di essere in seria difficoltà perché la scuola era già cominciata ma i bambini non avevano ancora i libri, gli insegnanti si lamentavano e i ragazzi facevano fatica a seguire le lezioni”, racconta Fiano.
Così l’idea di Mamadou Kouassi è sembrata provvidenziale: usare i fondi previsti dall’articolo 12 del decreto legge 193/16. Ma Caserta non è nuova a questo tipo di iniziative, spiega Fiano. “Stiamo sperimentando da anni un modello innovativo di accoglienza, inclusione sociale e lotta al razzismo che abbiamo chiamato inclusione sociale bilaterale”, racconta l’operatore. “Oltre allo Sprar, che garantisce l’accoglienza in appartamenti, la scuola d’italiano, i corsi di formazione e i tirocini per i richiedenti asilo, è stato lanciato anche un piano di inclusione sociale che fa capo al comitato Città viva e coinvolge sia le famiglie di locali sia i richiedenti asilo, le associazioni e le istituzioni”.
Gustavo Gentile
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