Fatture false, che servivano per accumulare crediti di Iva, Irap, Ires, compensare contributi a diversi enti di previdenza, dall’Inps all’Inpgi e l’Enpals, e presentare quindi false dichiarazioni di regolarita’ contributiva che permettevano di accedere ai contributi del MiSe per l’editoria. Julie tv, Telelibera e TeleAkery, stelle della galassia televisiva di Lucio Varriale, figura ben conosciuta nel panorama dell’emittenza privata campana, e non solo, hanno avuto negli anni ricche erogazioni attraverso il Corecom territoriale. Julie e Telelibera, in particolare, hanno sempre occupato i primi posti della specifica graduatoria, arrivando a percepire milioni di euro da pubbliche risorse. Un meccanismo ben congegniato, che consentiva di risparmiare sulle tasse e di ottenere denaro dallo Stato, e’ quello messo in luce da una indagine della Guardia di finanza di Napoli, su delega della procura, nata a maggio 2016 da una verifica contabile proprio su Julie, cui seguirono il 4 maggio e il 12 agosto dello scorso anno due decreti di sequestro. Una bufera giudiziaria alla quale Varriale reagi’, spiega il gip della IX sezione di Napoli che ha firmato il provvedimento di arresto per l’imprenditore e altri tre indagati, avvalendosi delle sue televisioni “al fine di screditare chiunque si frapponesse alla realizzazione dei disegni e degli scopi perseguiti”, con una rubrica, ‘Vostro onore’, e dossier, in cui prendeva di mira finanzieri e magistrati. Varriale e’ ora ai domiciliari, come la sua collaboratrice piu’ fidata, Carolina Pisani, che e’ stata anche amministratrice legale di Julie tra il luglio 2011 e il 2013, e i suoi commercialisti Renato Oliva (amministratore dal 2013 alla messa in liquidazione nel 2017 di So.Pro.Di.Mec, altra srl del gruppo) e Claudio Erra; altre 8 persone sono indagate, e due di queste sono state prestanome di Varriale come amministratori di societa’ (oltre a Julie Italia srl e So.Pro.Di.Mec, c’e’ anche Universal 3000 al centro dell’inchiesta) di fatto sempre da lui gestite. Varriale e i suoi complici hanno contribuito a vario titolo a produrre e utilizzare le fatture materialmente false, a sottrarre scritture contabili, a procedere a indebite compensazioni, a ottenere indebitamente erogazioni pubbliche negli anni tra il 2011 e il 2015. Ad esempio, nel 2011 una fattura da 2 milioni di euro emessa da Saesa immobiliare srl serve a creare una dichiarazione Iva con 400mila euro di elementi passivi fittizi, cosi’ come l’anno dopo una da 1,5 mln emessa da Deca 56 crea 315mila euro di elementi passivi fittizi. Da qui la compensazione di contributi, e la relativa e, per i pm, falsa, dichiarazione di ‘regolarita’ contributiva’ presentata in quattro domande al Corecom che fanno si’ che a Julie Italia srl il MiSe riconosca una somma complessiva di contribuzione per oltre 1,5 milioni di euro nel 2015.
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