Altolà del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sul decreto sicurezza. “Il Dl sicurezza – ha detto il leader della Lega a margine della presentazione di una iniziativa per la donazione del sangue nel piazzale del Viminale – serve al Paese e passerà entro il 3 dicembre o salta tutto e mi rifiuto di pensare che qualcuno voglia tornare indietro”.Il Movimento cinque stelle – replica però a stretto giro il leader pentastellato Luigi Di Maio parlando a Radio Anch’io – sarà “leale” sul decreto sicurezza. “Come capo politico del Movimento – ha detto rispondendo a una domanda sulla lettera con 19 firme di deputati inviata al Capogruppo, Francesco D’Uva, che esprime dubbi sul provvedimento – devo assicurare la lealtà del Movimento a questo Governo. Il decreto si deve approvare. E’ una questione di correttezza. Non ci si può rimangiare la parola”. La fiducia sul decreto Sicurezza sarà messa “solo se necessario, ma al momento non é all’ordine del giorno”, ha detto il premier Giuseppe Conte. “Molti di quelli che avevano sottoscritto quella richiesta – ha detto successivamente Di Maio – si stanno sfilando perché non vogliono mettere in difficoltà il governo. Mi stanno scrivendo in molti”. “Stasera – ha detto a margine dell’incontro con la Cna – farò una ricognizione di chi ancora sostiene quella lettera, con cui a quanto ho capito si vuole fare soprattutto un’azione di testimonianza. Si comprende l’importanza del decreto per il governo. Per quanto mi riguarda, la mia parola è una: se io e tutti ministri M5s abbiamo votato quel decreto in Cdm, quel decreto si deve votare fino alla fine, modificarlo alla Camera significa non convertirlo e se non lo si vuole convertire si deve dirlo, perché a quel punto io non sono d’accordo. Si deve essere tranquilli perché il decreto passerà come il dl Genova e il decreto sicurezza al Senato: io ho una parola sola e sono una persona corretta”, ha rimarcato Di Maio.
Il testo arriverà in Aula alla Camera il 23 novembre e il governo potrebbe decidere di mettere la fiducia, come già al Senato. Una fronda dei pentastellati contrari al provvedimento si è però fatta sentire anche a Montecitorio con una lettera inviata al capogruppo Francesco D’Uva per lamentare scarsa “collegialità” nell’esame del provvedimento che “non trova, in molte sue parti, presenza nel contratto di Governo ed è, in parte, in contraddizione col programma elettorale del M5s”. Obiettivo della lettera di protesta, che riporta 19 firme pure se due di queste – sembra – sarebbero state aggiunte per errore, è quello di testimoniare la contrarietà ad alcune parti del provvedimento anche se, precisano i firmatari, “non è nostra intenzione complicare i già delicati equilibri di governo”. I “cosiddetti dissidenti”, diventati sulla carta 18 dopo la pubblica presa di distanze di Luigi Iovino che lunedì sera ha pubblicato un post per precisare di “non aver sottoscritto alcun documento sul dl sicurezza”, non sono tali. Lo sottolineano fonti M5s che fanno anche sapere che gli stessi non hanno “firmato nessun emendamento” al dl sicurezza.”Abbiamo sempre trovato la quadra in questi mesi… stasera ci sarà il Cdm”, ha detto ancora il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli ai cronisti sui dissidenti del M5s rispetto al dl sicurezza.
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