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Napoli, funerali vietati per il boss Paolo Di Mauro e la famiglia affigge manifesti ‘di protesta’

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Napoli. Era uscito  dal carcere il 20 ottobre scorso dopo otto anni di detenzione per gravi motivi di salute. Ma l’latro giorno il boss Paolo Di Mauro detto Paoluccio o’ nfermiere è morto nella sua casa nel quartiere di Poggioreale. Il questore di Napoli ha vietato i funerali pubblici e la famiglia in segno di sfida ha fatto affiggere manifesti in tutto il quartiere e in particolare la zona che va da via Nazionale delle Puglie, fino a via Poggioreale, passando per via Stadera. La notizia è riportata in anteprima stamane dal quotidiano Il Roma con tanto di foto del manifesto in cui la famiglia spiega che “su ordinanza del Questore di Napoli, la cerimonia funebre verrà svolta in forma privata”. Non il classico manifesto funebre ma una sorta di avviso a tutti quelli che avrebbero voluto “omaggiare” il potente boss del cartello dei Contini, che non ci sarà alcuna messa e funerale pubblico. Al funerale privato non ci sarà il figlio Michele, arrestato proprio qualche giorno dopo il ritorno a casa ai domiciliari del padre. Era stato beccato dalla polizia insieme con altri due complici subito dopo una stesa compiuta al Rione Luzzatti. Paolo Di Mauro aveva 66 anni ed era stato arresto nel 2010 a Barcellona dopo una lunghissima latitanza. Circolava in scooter insieme con il cugino Luigi Mocerino

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Cercavano di passare inosservati in Catalogna per non insospettire la polizia. Il boss, reggente del clan Contini a Poggioreale, fuggì dall’Italia nel 2002 dopo essere stato condannato per aver assassinato a colpi di pistola nel 1998 il boss rivale Francesco Mazzarella mentre usciva dal carcere di Poggioreale.Nonostante gli agenti del corpo di polizia in collaborazione con la polizia napoletana li seguissero da giorni, non avevano cambiato le loro abitudini di vita. Conducevano una vita normale per non destare sospetti, ma si concedevano piccole licenze. al momento della cattura aveva con se una penna e un orologio Rolex.  Entrambi vivevano in un quartiere non eccessivamente lussoso di Castelldefels ed avevano addosso 8.000 euro e cinque cellulari. Inoltre avevano documenti falsi, con i quali sono riusciti a viaggiare tra Barcellona e Napoli tutte le volte che hanno voluto. Di Mauro lo aveva a nome di un tale Giacomo Cianese e Mocerino di un suo cugino chiamato Vincenzo Russo.

 


Articolo pubblicato il giorno 22 Novembre 2018 - 08:52


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