Un medico compiacente dell’Asl di Salerno aiutava due imputati di Scafati coinvolti nel processo di estorsioni e usura ad evitare il carcere. E’ l’elemento clamoroso che viene fuori nel corso del processo che si tiene presso il Tribunale di Nocera. La notizia vieni fuori dopo le deposizioni degli ufficiali di Pg che sono stati ascoltati durante l’udienza.
Secondo il loro racconto il medico produceva certificazioni fittizie per evitare il carcere ad Antonio Davide alias “u messican” e al ras Raffaele Porpora, detto Lello, 38 anni, figlio di Antonino Porpora, detto Ndulino, ucciso alla fine degli anni ’80 nella guerra di camorra e amico e sodale di Alfonso Loreto senior, per fargli ottenere i domiciliari. Un particolare emerso da alcune intercettazioni, su cui si è basata l’udienza del processo che vede alla sbarra la famiglia De Maio-Porpora per un giro di estorsioni e usura a Scafati e Angri nei confronti di persone in difficoltà economiche. Nell’udienza si è parlato anche del tenore di vita degli imputati, in particolare di quello di Elvira De Maio, la vedova del boss Antonino Porpora, ritenuta il capo della banda.
Alla donna era stato assegnato una casa popolare ma aveva, come hanno dimostrato le indagini auto di lusso e una forte disponibilità economica. Raffaele Porpora, il figlio coinvolto nel processo, aveva venduto un immobile per circa 100 mila euro ma dal Comune di Scafati nessun rilievo essendo la cosa vietata per legge. C’è stato poi il racconto delle vittime che hanno raccontato dei tassi di interessi usurari che avrebbero raggiunto anche il 20% in un mese, oltre alle minacce per chi non era in regola con i pagamenti. Tre gli episodi di consegna dei soldi sono stati filmati dalla polizia giudiziaria, che ha relazionato il tutto in flagranza di reato. Sentenza prevista per il 5 dicembre.
Articolo pubblicato il giorno 14 Novembre 2018 - 09:24