Una tregua fragile, sospesa tra l’esigenza di affermare, anche in chiave Ue, il volto di un governo che lavora e una campagna per le Regionali e per le Europee a cui, nel M5S e nella Lega, si guarda ormai con decisione. Il nodo rifiuti, che vede mezzo governo approdare a Caserta per la firma del protocollo d’Intesa sulla Terra dei Fuochi da’ forse il via alla nuova, lunghissima, campagna elettorale di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Una campagna che accresce il “grande freddo” che ormai intercorre tra i due leader e che rischia di minare la tenuta del governo. Dopo il weekend di polemica sui termovalorizzatori, Di Maio e Salvini si ritrovano faccia a faccia all’ombra della Reggia borbonica e con il premier Giuseppe Conte “in mezzo”, impegnato forse mai come in questi giorni nel suo ruolo di mediatore. Sui termovalorizzatori l’accordo, di fatto, non c’e’. Di Maio fa riferimento al contratto, sventolato come una Bibbia in queste ore dal Movimento. Salvini fa riferimento alla narrazione imprenditoriale del Nord, per cui i termovalorizzatori servono e, se ad alta tecnologia, non inquinano. Tra i due, sottolinea chi era presente, non c’e’ alcun battibecco ma quella di Caserta non e’ altro che l’ennesima tregua armata. E alla fine, complice la cena al Quirinale per l’emiro del Qatar, Salvini trova il modo di “saltare” una conferenza stampa che lo avrebbe visto in netta minoranza, con al fianco praticamente tutti i ministri M5S ad esclusione di Danilo Toninelli. Del resto, per Di Maio, la partita della Terra dei Fuochi, da giocare peraltro nella zona dove e’ nato e cresciuto, e’ di fondamentale importanza. Il leader M5S decide riproporre l’immagine legalitaria e ambientalista del Movimento. Dopo la conferenza stampa governativa a Caserta porta Alfonso Bonafede, Barbara Lezzi e Sergio Costa sul palco di Caivano, Comune commissariato dove, con le note di “Terra mia” in sottofondo, Di Maio rivendica le “conquiste” di 5 mesi di governo puntando, ancora una volta sul reddito di cittadinanza, e promettendo che la sua battaglia non e’ finita. E’ lo schema che, grossomodo, Di Maio usera’ da qui a maggio consapevole che, con un flop alle Regionali e alle Europee, la sua leadership crollerebbe. Il momento chiave, in fondo, e’ quando Di Maio, interpellato sul recente incontro tra Salvini e Silvio Berlusconi precisa come loro due siano alleati e il M5S sia loro avversario. E, poco dopo, Salvini si rivolge a Antonio Tajani augurandosi di “poter lavorare presto assieme”, testimoniando come le sirene del centrodestra unito, da qualche giorno, si facciano sentire in maniera crescente. Il nodo rifiuti non e’ altro che una nuova tappa di una partita ai punti tra due alleati/avversari. Questa volta Salvini e’ andato a sbattere, confidano nel M5S in serata tenendo ben presente tuttavia che la strada per le Europee e’ lunga, passa il grande nodo della Tav e rischia di collocare il Movimento in una posizione stretta tra sovranisti e europeisti. Con un’incognita, come appendice: che una campagna troppo precoce non affianchi alle Europee nuove elezioni Politiche.
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