Caserta. Le parole di Schiavone nel processo sul delitto di Michele Iovene da parte di Michele Zagaria fanno tremare il clan. “L’omicidio di Michele Iovine è stato uno spartiacque, lui era il referente del clan su Caserta e paesi limitrofi. Era un lontano di Antonio Iovine, ma Zagaria disse che c’erano stati problemi con i lavori a Caserta e anche attentati incendiari nei cantieri”, il referente casertano dei Casalesi, per Michele Zagaria, anche a costo di rompere l’alleanza doveva morire: era necessario per prendersi il capoluogo campano e chiudere il cerchio.Schiavone, figlio di Sandokan, chiamato a testimoniare proprio nel processo su quel delitto, quando era ancora libero non rilasciò dichiarazioni dal momento che non aveva intenzione di stravolgere gli equilibri dell’organizzazione criminale.
Dalle testimonianze del collaboratore di giustizia si evince che Nicola Panaro, il cugino proprio di Schiavone diede inconsapevolmente il consenso a Zagaria che sorprese tutti facendo un agguato pianificato dai suoi uomini di fiducia. “Voleva piazzare a Caserta persone di fiducia in modo che a noi non arrivassero informazioni sui lavori nella zona” ha spiegato Schiavone ai magistrati della Dda. Così, dieci anni fa, Zagaria si prese pure il capoluogo con una scalata che ha l’ha portato a insinuarsi in politica, sanità e imprenditoria. In realtà la direzione distrettuale antimafia aveva già individuato in “Capastorta” come colpevole dell’omicidio Iovine del 28 Gennaio 2008, all’epoca dei fatti, proprio Michele Iovine ricopriva il ruolo di capo zona del territorio di Caserta e dintorni ed era il capo di un gruppo con la competenza di estorsioni, sotto l’egida della famiglia degli Schiavone.
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Antonio Iovine e Nicola Panaro hanno costituito il materiale probatorio ed hanno riferito ciò che hanno appreso da Michele Zagaria, durante i loro incontri prima e dopo l’omicidio, anche le attestazioni di Attilio Pellegrino e Massimiliano Caterino convergono queste testimonianze. Da come si evince dalle dichiarazioni rilasciate dai pentiti, la volontà di Zagaria era quella di eliminare Michele Iovine che dopo la scarcerazione voleva riprendere possesso delle sue mansioni estorsive, molte volte rivolte contro imprenditori o parte della fazione dello stesso Zagaria.
Gustavo Gentile
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