Nocera. La procura di Nocera Superiore chiede l’archiviazione per Domenico Senatore, il 36enne di Nocera Superiore indagato con l’accusa di omicidio per la morte del 43enne di Salerno Fabrizio Senatore. “Non ci fu volontà omicidiaria, Domenico si sottrasse ad un’aggressione provando a fuggire e la vittima non fu trascinata dall’auto”. Queste le motivazione che hanno portato la Procura a chiedere l’archiviazione del caso. Ora il gip dovrà decidere se accogliere la richiesta o disporre nuovi accertamenti. I fatti risalgono all’8 aprile scorso. La vittima, che rischiava di essere processato con l’accusa di stalking, quella sera lasciò la sua abitazione dove era detenuto in regime di arresti domiciliari e raggiunse Nocera per controllare la sua ex. La sua ex fidanzata l’aveva denunciato perché la tormentava, l’uomo infatti non aveva mai accettato la fine della relazione. Fabrizio Senatore, in compagnia di un amico, girò fino a notte fonda per Angri e per Nocera cercando la donna. Arrivato in un locale di Nocera notò che nella macchina guidata da Domenico ci fosse la sua ex. Dopo aver accompagnato la donna a casa Domenico notò in strada una motocicletta stesa sull’asfalto e si fermò. Pensando servisse aiuto ma sul posto c’erano Fabrizio e l’amico. Fabrizio con fare aggressivo si avvicinò tentando di aprire lo sportello dell’auto ma la reazione di Domenico fu quella di ingranare la retromarcia e scappare. A seguito di una manovra azzardata, Fabrizio tentò anche di far perdere il controllo dell’auto al 36enne, il 43enne rimase schiacciato proprio tra l’auto ed un parapetto, morendo così sul colpo. Nella notte il gip scarcerò Domenico Senatore, arrestato con l’accusa di omicidio volontario. A seguito di accurate indagini e di testimonianze è stato appurato che Fabrizio Senatore non è mai stato trascinato dall’auto e che l’indagato non aveva l’intenzione di uccidere l’uomo. Inoltre l’uomo che aveva assistito a tutto non ha mai parlato, in sede di interrogatorio, di aver visto l’amico essere trascinato dall’auto. La perizia medica disposta dalla Procura accertò che l’uomo morì a causa di un trauma cranico e non per le ferite riportate su altre parti del corpo. Il gip definì credibile la versione dell’indagato ritenendo che il 36enne subì un vero e proprio agguato messo in scena dalla vittima e dall’amico.
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