“Le mie responsabilità non possono ricadere sui miei figli”. Lo sottolinea in un’intervista al Corriere della Sera Antonio Di Maio, il padre del vice presidente del Consiglio italiano e leader politico dei Cinque Stelle, dopo il caso sui lavoratori in nero nell’azienda di famiglia e il sequestro di alcuni beni su terreni di loro proprietà. “Le due vicende sono totalmente differenti”, puntualizza a chi gli fa notare analogie con il caso del padre di Matteo Renzi, “Mio figlio, giustamente, ha preso le distanze dagli errori che ho commesso, ha garantito subito la massima trasparenza presentando tutte le carte. Non si è sottratto alle domande, non ha fatto nulla per favorirmi o nascondere fatti e ha fatto bene. Lo conosco, è mio figlio, non avrebbe potuto avere altro comportamento perché è una persona onesta”. C’è però chi ha chiesto le dimissioni del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economica. “E’ la cosa che mi dispiace di più”, prosegue Antonio Di Maio nell’intervista, “Hanno attaccato Luigi con una ferocia spropositata. Stanno cercando di colpirlo ma lui non ha la minima colpa. Non era a conoscenza di nulla. Le mie responsabilità non possono ricadere sui miei figli. Tornare indietro non si può ma se potessi riavvolgerei il nastro per non ripetere gli errori del passato. Questo non è possibile quindi posso solo dire che mi dispiace”. Nella serata di ieri sulla vicenda era intervenuto anche Alessandro Di Battista che in in video pubblicato su facebook dice: “Confido che piu’ gli attacchi saranno scomposti, piu’ gli italiani si renderanno conto di chi sta dalla parte del sistema e di chi prova a cambiare le cose” . Le verifiche nella proprietà dei Di Maio a Mariglianella sono nate dopo la denuncia di un ex dipendente della ditta edile del padre del vicepremier che, in un servizio de Le Iene, ammetteva di aver lavorato in nero. Ieri mattina agenti della polizia municipale, scortati da due rappresentanti della famiglia, hanno effettuato un sopralluogo sul terreno adiacente ad un vecchio stabile del comune di comproprietà sempre di Antonio Di Maio. Tecnici e vigili hanno trovato alcuni rifiuti inerti, come calcinacci e vecchie lamiere ed è stata accertata la presenza di quattro piccoli manufatti realizzati senza permesso. Per questo l’area è stata posta sotto sequestro. Verifiche sono state portate avanti anche sugli immobili e nelle prossime ore il fascicolo potrebbe essere inviato in procura a Nola.”Mi dispiace” aver pagato in nero alcuni operai e non averne parlato in famiglia, prosegue Antonio Di Maio, “Come papà ho sempre cercato di tutelare la mia famiglia. Ho affrontato i momenti difficili da solo, senza parlarne con i miei familiari perché non volevo si preoccupassero. Sono pronto a rispondere dei miei errori. Ma dovete lasciar stare la mia famiglia, i miei figli che non c’entrano nulla con tutto questo. Quando si commettono degli errori li si nasconde ai propri figli perché si ha paura che possano perdere la stima nei tuoi confronti. Io volevo che i miei figli fossero orgogliosi del loro papà. E ora non so se è così ed è la cosa che mi fa più male”. La madre di Di Maio era amministratore della società, ma in quanto insegnante e dipendente pubblica per legge non poteva ricoprire questo incarico…”Lo abbiamo scoperto negli ultimi anni è così ci si è attrezzati per cederla”, si giustifica, “Abbiamo sempre detto ai nostri figli che era tutto in regola”. Luigi, ricorda il padre, “ha lavorato per l’azienda di famiglia da febbraio a maggio 2008 regolarmente contrattualizzato; d’estate qualche volta mi accompagnava al cantiere. (…) Tenevo molto a questa attività, ha sempre avuto per me un valore anche affettivo. Volevo lasciare qualcosa ai miei figli e poi Rosalba studiava per diventare architetto. Luigi non ha mai gestito questa azienda, ne era solo socio”. Come manovale, conclude, era “serio, ha sempre lavorato con dedizione e impegno”.
Articolo pubblicato il giorno 30 Novembre 2018 - 08:01 / di Cronache della Campania