Sovraffollamento, scarsa presenza di figure sociali e difficoltà nell’accesso alla sanità. Sono queste le principali criticità del sistema carcerario in Campania secondo Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Regione Campania. In carica da poco più di un anno, Ciambriello ha già prodotto tre report sulla situazione delle carceri campane e visitato tutte le strutture presenti nella regione. “Nelle carceri della Campania in questo momento sono ristretti circa 7400 detenuti, 3600 dei quali solo tra le carceri napoletane di Poggioreale e Secondigliano e l’istituto minorile di Nisida. Poggioreale ospita in media 800 detenuti in più rispetto alla capienza stimata”. spiega il garante. e poi aggiunge: “Anche i numeri relativi ai suicidi e ai tentativi di suicidio sono impressionanti: “Nel 2018 sono stati 8 i suicidi in carcere, 5 a Poggioreale, uno a Carinola, uno a Secondigliano e uno a Salerno, e oltre 70 tentativi di suicidio. Nel 2017 sono stati registrati 5 suicidi e 70 tentativi”. Una situazione difficile sulla quale, secondo Ciambriello, non inciderà un’eventuale modifica della prescrizione da parte del Governo: “Sull’emergenza sovraffollamento avrà un riflesso minimo, mentre stanno avendo ripercussioni i nuovi decreti che non lavorano sulle misure alternative al carcere. I vecchi decreti insistevano molto sulla popolazione carceraria che doveva scontare l’ultimo o gli ultimi due o tre anni di carcere. Con il nuovo Governo si sono chiuse queste possibilità, non si lavora sulle misure alternative al carcere. Il rischio è che una persona entri in carcere perché ha commesso un reato ma che rischi di uscirne dopo aver sofferto di un caso di malasanità. In Campania sono pochi gli ospedali nei quali c’è un reparto per i detenuti, addirittura la provincia di Benevento è l’unica in Italia che non ha neanche un posto letto riservato ai detenuti”. In Campania sono attualmente 32 i posti letto negli ospedali da destinare alla popolazione ristretta, mentre solo a Poggioreale e Secondigliano vi è la presenza di centri clinici, oggi chiamati Sai, “ma non è un vero reparto ospedaliero”, dice Ciambriello. A Poggioreale è presente un impianto di radiologia utilizzabile anche dai detenuti delle carceri limitrofe, ma non macchinari utili e necessari per effettuare in sede una Tac o risonanza magnetica”. Ciambriello spiega: “Bisogna affermare il principio fondamentale che il diritto alla cura e alla salute è unico per la persona libera e priva di libertà. Su questo tema in alcuni casi ho assistito a un rimpallarsi di responsabilità che offende le istituzioni e chi le rappresenta. In Campania avevamo due grandi Opg, ad Aversa e a Secondigliano, che sono stati chiusi e si è fatto bene. Ma in quei due Opg c’erano più di 400 persone, dove sono andati a finire? Sono state attivate articolazioni per la tutela della salute mentale in carcere, ma sono 6 per un totale di 70 posti. Ho l’impressione che queste articolazioni psichiatriche vengano usate come valvole di sfogo per ospitare e contenere detenuti problematici ma senza patologie psichiatriche conclamate, che hanno problemi di convivenza nelle sezioni ordinarie. C’è la questione della scarsa presenza di figure sociali minime. Fortunatamente – conclude Ciambriello – c’è una buona presenza di associazioni di volontari, circa 168 volontari che possono entrare in ogni padiglione e oltre 300 che entrano stabilmente nelle carceri. Sono un buon esercito di risorse umane che si occupano di iniziative sociali, ma è quasi una forma di supplenza, occorre investire di più su questo”.
Articolo pubblicato il giorno 12 Novembre 2018 - 08:12