La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Francesco Schiavone per l’omicidio di Giuseppe Quadrano, avvenuto il 7 luglio del 1996 in un bar di San Cipriano d’Aversa. Per il delitto del postino, parente di un collaboratore di giustizia, fu emessa un’ordinanza anche a carico di Francesco Schiavone Sandokan.
Ad accusarli diversi pentiti, tra cui Nicola Panaro che ha già confessato di essere stato l’autore materiale dell’omicidio, affermando che lo stesso era stato deciso nel corso di un summit di camorra a cui avevano partecipato Domenico Bidognetti e Francesco Schiavone Cicciariello.
La novità sostanziale, di cui hanno tenuto conto i magistrati, è la “dissociazione” di Schiavone dal clan dei Casalesi e la sua conferma alle indagini della Dda, seppur scaricando le colpe sul cugino Sandokan, indicandolo come colui che aveva preso la decisione di eliminare i parenti dei collaboratori e che lui si era opposto.
Proprio questo aspetto ‘collaborativo’ (almeno in parte) è stato alla base del ricorso dell’avvocato difensore che è stato accolto dalla Cassazione che ha annullato l’ordine d’arresto (sottolineando come, comunque, la decisione non avrebbe portato alla scarcerazione del boss, che sta scontando l’ergastolo) col contestuale rinvio degli atti al Riesame (che in un primo momento aveva confermato l’arresto).
Gustavo Gentile
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