Muore nel carcere di Velletri un detenuto napoletano originario di Forcella. Si chiamava Pietro Nappi ed aveva 49 anni. Lo sua morte è stata annunciata sul profilo facebook da Pietro Ioia il responsabile degli ex detenuti organizzati. “Un’altro morto nelle nostre maledette carceri, Salvatore Nappi, anni 49 napoletano di forcella, era in attesa del riesame per tentata truffa, era detenuto da appena un mese nel carcere di Velletri, nella mia lunga detenzione ho incrociato centinaia di politici e potenti che si sono arricchiti con truffe milionarie, e passavano per la matricola per le impronte digitali e poi andavano a casa, la solita giustizia debole con i potenti, giustizia di merda”. Ha scritto Ioia. Della vicenda si è occupato anche il garante nazionale dei detenuti Mauro Palma, che esprime “forte preoccupazione per il picco raggiunto dai suicidi” . Sono infatti 53 detenuti e detenute si sono tolti la vita a partire dall’inizio dell’anno, di cui due nelle ultime 24 ore negli Istituti di Palermo-Pagliarelli e di Velletri. “Anche tenendo conto dell’incremento della popolazione carceraria verificatosi negli ultimi mesi- spiega Palma-si tratta comunque di un numero allarmante. Da un lato perche’ supera gia’ quello complessivo dei suicidi avvenuti lo scorso anno. E dall’altro perche’ alcune categorie di detenuti, come le donne o i cittadini stranieri, hanno visto crescere notevolmente il numero di suicidi, sempre rispetto al 2017. Pur considerando le difficolta’ di ricondurre eventi del genere a un’unica matrice e posto che la privazione della liberta’ personale inevitabilmente causa notevole sofferenza nella persone coinvolte, compito dello Stato, che dispone secondo la Legge quella stessa privazione, e’ fare il possibile per ridurre il rischio che la persona in questione non veda alternative rispetto a quella di porre tragicamente fine alla propria esistenza, sottolinea il Garante, che invita l’Amministrazione penitenziaria a continuare a tenere alta l’attenzione nei confronti dell’emergenza suicidi e dichiara la propria disponibilita’ a lavorare insieme su questo tema, con tutta la riservatezza necessaria, anche al fine di evitare fenomeni di emulazione. Comprendere se tale scelta estrema si realizzi maggiormente in alcuni ambienti o in alcune fasi della detenzione potrebbe offrire elementi utili per prevenirla, mettendo in campo azioni mirate”.
Articolo pubblicato il giorno 5 Novembre 2018 - 19:25

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