Sedici anni di carcere a Rebibbia, dove si trova dal 12 maggio del 2017, per il disastro della Costa Concordia. Questa la condanna definitiva della Cassazione per il comandante Francesco Schettino. Ora, però, qualcosa potrebbe cambiare in merito al disastro avvenuto il 13 gennaio di sei anni fa, quando la nave da crociera – per errore umano – naufragò al largo dell’isola del Giglio causando la morte di persone: in seguito alla richiesta di risarcimento di centocinquanta mila euro da parte di una coppia sopravvissuta di Genova al tribunale della Città, è stata disposta una perizia “sul funzionamento del generatore di emergenza e sul collaudo della procedura di ripartenza in emergenza a seguito del black-out” che si scatenò sulla nave dopo l’impatto con gli scogli. Questo specifico documento, come anticipa Il Mattino, potrebbe fornire alla difesa del comandante, gli spunti necessari per invocare la revisione del processo.
La coppia superstite – il settantasettenne romano Ernesto Carusotti e la moglie – quella sera si trovavano a bordo della Concordia e circa un’ora dopo l’incidente si lanciò su una scialuppa da un’altezza di circa due metri riportando qualche contusione ma salvandosi così la vita. Nel luglio 2017, hanno trascinato in giudizio non solo Costa Crociere ma anche Fincantieri, azienda che costruì la Concordia, e Registro navale italiano (Rina), istituto che provvede a collaudi e ispezioni in ambito marittimo. Il motivo di questa scelta risiede innanzitutto nella questione della ripartenza in emergenza a seguito di black-out, procedura che gestisce l’entrata in funzione di tutte le utenze agganciate al generatore di emergenza. Incluso, quindi, il verricello elettrico che in quella sera del 2012 non funzionò costringendo Ernesto e la moglie a lanciarsi sulla scialuppa. Per questa procedura, infatti, mancherebbe il verbale di collaudo: “Verificare l’esistenza del documento è fondamentale sottolinea Giuliano Leuzzi, avvocato del Codacons che assiste i coniugi – poiché, al momento dell’incidente, l’intero sistema di emergenza andò in tilt”. I Carusotti, inoltre, hanno citato in giudizio pure il Rina che non avrebbe svolto verifiche. Ecco perché il Tribunale di Genova ha incaricato un perito di approfondire non solo la faccenda del collaudo, ma anche il funzionamento del generatore di emergenza, cioè dell’impianto che dovrebbe consentire a un’imbarcazione di procedere in sicurezza anche in caso di black-out.
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