La Commissione di Archeologia Sacra della Santa Sede “accetta di azzerare il debito pregresso”, sottolineando che nessuna somma arretrata – i 700 mila euro di cui hanno parlato alcuni organi di stampa – è stata mai chiesta alla Cooperativa La Paranza e manifestando la volontà di avviare una nuova fase di collaborazione su una base di trasparenza e legalità. E’ quanto si legge in un documento inedito datato 9 marzo 2018 – molti mesi prima che scoppiasse il caso mediatico – pubblicato oggi in esclusiva dal Tg2000, il telegiornale di Tv2000, in merito alla vicenda delle Catacombe di San Gennaro che vede coinvolti nel rione Sanità la Cooperativa La Paranza, l’Arcidiocesi di Napoli e il Vaticano. Il Concordato stabilisce che sia la Santa Sede ad occuparsi della gestione di tutte le catacombe presenti sul territorio nazionale, circa 120 (di cui una ventina aperte al pubblico) compresa quella di Napoli. Alla Commissione di Archeologia Sacra della Santa Sede spetta il 50% degli introiti provenienti da ciascuna catacomba come contributo necessario per la tutela, la conservazione, il restauro e gli interventi urgenti di recupero il cui onere cade esclusivamente sulle spalle della Commissione, non ricevendo essa alcun contributo statale a tal fine. La catacomba napoletana è l’unica catacomba in Italia che non solo non ha mai corrisposto la percentuale degli introiti stabilita ma nemmeno ha mai inviato in Vaticano alcun rendiconto dettagliato dei suoi bilanci. In pratica – sostiene il Vaticano – La Paranza gestisce il sito in totale autonomia, emettendo biglietti in proprio e non fornendo bilanci. Da qui il contenzioso sfociato con clamore nei giorni scorsi sui giornali. Con alcune notizie rivelatesi ora infondate, come appunto la presunta richiesta di 700 mila euro di arretrati da parte del Vaticano. Notizia smentita dal documento pubblicato oggi da Tv2000, e inviato dalla Pontificia Commissione agli interlocutori napoletani già nel marzo 2018. La Cooperativa La Paranza ha ottenuto nel 2009, in gestione dall’Arcidiocesi di Napoli, le famose catacombe che portano il nome del Patrono della città. In questi anni il numero dei visitatori è cresciuto e la Coop ha potuto dare lavoro a molti giovani in un quartiere così difficile come il rione Sanità. Un’opera di grande rilievo sociale che – assicurano alla Commissione di Archeologia Sacra della Santa Sede – nessuno vuole interrompere ma rilanciare su una base nuova di trasparenza e legalità. Senza creare disparità di trattamento con le altre catacombe aperte al pubblico, e gestite da altri soggetti, che hanno sempre rispettato gli accordi con la Commissione, anche in zone problematiche come Palermo, Siracusa o Tor Pignattara a Roma.
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