Le ossa ritrovate a Villa Giorgina, nella Capitale, non sono né di Emanuela Orlandi né di Mirella Gregori. L’analisi ufficiale dei reperti, infatti, esclude che le ossa siano di una persona vissuta negli anni 80’, ma dovrebbero appartenere a una persona sicuramente morta prima del 1964. L’esito degli accertamenti è arrivato dal laboratorio di Caserta e, spiegano gli inquirenti, «le persone nate prima del 1963 hanno segni inequivocabili e gli esami su radio e calotta cranica hanno un contenuto di Carbonio 14 tale che la persona sarebbe morta prima del 63’».
Non solo. Gli inquirenti specificano che le ossa potrebbero essere anche molto più vecchie. Non solo. Il laboratorio della Scientifica ha tirato fuori il Dna sul radio e le ossa appartengono a un uomo. Gli accertamenti dei poliziotti della Squadra Mobile e della polizia Scientifica, coordinati dalla procura di Roma, proseguiranno comunque nelle prossime settimane. L’obbiettivo è quello di dare un nome ai resti ossei ritrovati.
La dichiarazione di Giovanni Arcudi direttore di Medicina Legale all’Università Tor Vergata nominato consulente del Vaticano.
Ma, da una fonte autorevole, arriva anche una prima smentita dopo giorni di fibrillazione delle famiglie: quelle ritrovate finora, infatti, sarebbero ossa di una persona adulta, approssimativamente tra i 25 e i 35 anni di età, come ha detto all’AgiGiovanni Arcudi, direttore di Medicina Legale all’università di Tor Vergata, nominato consulente dal Vaticano nell’ambito dell’indagine aperta dalla Procura capitolina. «Ovviamente dobbiamo aspettare l’esito delle analisi di laboratorio – spiega Arcudi – ma la mia impressione sulla base di un primo esame è che si tratti di una persona di età relativamente avanzata, non giovanissima, diciamo trentenne». Questo si evince, spiega l’esperto, «da una serie di elementi relativi alla struttura ossea, il cui sviluppo in questo caso ci dice che questa persona molto probabilmente aveva più di 25 anni». Il che, ovviamente, farebbe cadere l’ipotesi Orlandi: «Io per la verità – confida Arcudi – non ho mai avuto la sensazione che si trattasse di lei».
Gustavo Gentile
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