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Carabiniere investito: un telefono usa e getta porta sulle tracce del fuggitivo

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Per due dei tre ladri l’udienza di convalida del fermo si è conclusa con il trasferimento agli arresti domiciliari. È invece libero un terzo soggetto, per il quale il giudice ha disposto solo l’obbligo di dimora nel Comune di Napoli, dove tutti e tre risiedono  per loro l’accusa è quella di avere messo a segno una serie di furti in via Alfieri e nel Parco La Selva. Sia martedì che nei giorni precedenti. In stato di fermo sono finiti Pasquale Reale, 32 anni, di via Ettore Majorana, Cristian Pengue e Salvatore Salvati, di 20 e 44 anni, ambedue residenti a via Catone, al rione Traiano. Eccetto che per Pengue, sottoposto al solo obbligo di dimora, per gli altri due sono stati decisi i domiciliari. Chiesti i termini a difesa, l’udienza è stata aggiornata al mese di dicembre. Il loro complice, invece, colui che fuggendo sui binari ha indirettamente causato la morte del carabiniere, è ancora in fuga. Ma la sensazione è che abbia le ore contate. Gli investigatori nel corso delle ricerche hanno trovato anche un telefono cellulare di quelli usa e getta con solo tre numeri in memoria.
Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori di quella maldetta giornata il primo colpo si verifica in un appartamento al piano terra di un palazzo di via Alfieri. Poco dopo, i carabinieri bloccano Reale e Pengue: sono in una Panda con due radiotrasmittenti, una valigia piena di arnesi da scasso, una pistola giocattolo dentro un marsupio, due cellulari e una parte della refurtiva: l’aspirapolvere e il Bimby. Nel corso delle concitate fasi dell’inseguimento, la Panda finisce contro un’auto in sosta e uno di loro si ferisce a una gamba con un ferro, tant’è che prima di arrivare in carcere, passa per l’ospedale. Dopo i due fermi, la caccia s’intensifica. Il comando provinciale schiera numerosi militari. Blindano e la ferrovia, la stazione dei bus, le vie d’entrata e di uscita dalla città. E il piano funziona: i due fuggitivi per non correre il rischio di farsi prendere nel tentativo di lasciare Caserta, restano in zona, intenzionati probabilmente ad aspettare un momento più propizio per tagliare la corda. Ma la loro presenza non passa inosservata e intorno alle sette di sera ai carabinieri arriva la notizia che i due soggetti s’aggiravano nei pressi di un bar di via Ferrarecce. Entrano in azione e accade tutto a ridosso dei binari.
Quando i due fuggitivi, come riporta Il Mattino, si rendono conto di essere in trappola, scappano in direzione della strada ferrata, nel tratto che dista cinquecento metri dal passaggio a livello di via Vivaldi. È buio pesto già da un pezzo. Ciononostante uno dei due viene bloccato subito: sarà poi identificato in Salvatore Salvati. L’altro, invece, scappa via velocissimo. Scavalca il muro di cinta dei binari e il vicebrigadiere Reali salta a sua volta dall’altra parte. La frazione di attimi e i pochi centimetri tra l’inseguito dall’inseguitore marcano il limite tra la vita e la morte. Il ladro oltrepassa i binari un momento prima che il treno sbuchi dall’oscurità. Reali in quel momento è invece nel mezzo della strada ferrata, tra l’altro bagnata, Il convoglio lo prende in pieno.
La Polfer sta acquisendo immagini registrate dalle telecamere di diverse stazioni. I carabinieri battono al setaccio diverse zone, sia a Caserta che a Napoli. I quattro ladri fanno parte di una banda organizzatissima. Comunicano tra loro con ricetrasmittenti, rubano dopo aver studiato i movimenti delle loro vittime, usano armi sceniche per spegnerne eventuali reazioni. Non sono, insomma, degli sprovveduti. Ma fanno parte di una rete. E in questo sta la loro vulnerabilità. Il quarto uomo potrebbe finire in trappola proprio perché collegato ad altri soggetti, ad altri colpi, oltre che alla tragedia immane di Caserta. Sul tavolo del bar gli investigatori hanno trovato anche un telefono cellulare di quelli usa e getta con solo tre numeri in memoria.

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 Gustavo Gentile


Articolo pubblicato il giorno 8 Novembre 2018 - 07:14

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