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Camorra, il boss latitante ha provato a bruciare documenti e pizzini prima dell’arrivo dei carabinieri

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Mugnano. Quando ha sentito l’arrivo dei carabinieri ha bruciato tutte le tracce possibili che potevo condurre gli investigatori ai complici, a chi ha curato la latitanza a chi lo ha aiutato. Ma non ha fatto in tempo a dare fuoco a tutto. I carabinieri infatti hanno trovato nel covo di Mugnano, dove si nascondeva Antonio Orlando mazzulill anche una carta d’identita semibruciata con la sua foto.  Antonio Orlando, 60enne, ritenuto il reggente del clan camorristico degli “Orlando-Nuvoletta-Polverino” operante nell’Hinterland a Nord del capoluogo campano.
L’uomo, inserito nell’elenco dei i latitanti più pericolosi d’Italia, era ricercato da 15 anni avendo a uso carico 2 Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere per associazione di tipo mafioso emesse dal GIP su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
Nella villetta di Mugnano, strategica perche’ a poca distanza dal feudo della cosca a Marano, ma anche vicina ad assi viari di comunicazione, dato che era un covo temporaneo, il boss aveva ogni genere di comfort, soprattutto quelli necessari a mantenersi in forma, come un tapis roulant, una doccia solare e una sauna, nella mansarda dell’appartamento che occupava in una palazzina a tre piani in una zona residenziale e tranquilla. Un covo provvisorio, nel quale non mancava anche il rifugio segreto. Infatti, sotto la seduta della sauna, si apriva una botola che conduceva a un incavo cieco. Un modo per sottrarsi a eventuali controlli, anche se solo temporaneamente, e che pero’ necessitava di una seconda persona nell’appartamento, perche’ il meccanismo di chiusura poteva essere azionato solo dall’esterno. E c’era anche altro, quello che lui, prima dell’arrivo dei carabinieri, ha provato ad incendiare. Vale a dire documentazione epistolare, forse anche pizzini e documenti d’identita’. Nella casa di una palazzina di tre piani, infatti, Orlando ha provato a distruggere una carta d’identita’ con la sua foto ma con un altro nome, oltre ad codice fiscale e ad una tessera universitaria. Si e’ arreso subito, senza opporre resistenza o tenare la fuga. Anzi, come riferito in conferenza stampa dal comandante provinciale dei Carabinieri, Ubaldo del Monaco, “ha alzato le mani in segno di resa”.I Carabinieri hanno sequestrato anche 6mila euro in contanti, molti documenti e lettere, una parte dei quali, il capoclan ha anche tentato di bruciare. Tra quelli che stavano per essere avvolti dalle fiamme, la carta d’identita’ con la foto del sessantenne ma i dati e le generalita’ di un’altra persona. Secondo gli investigatori, proprio le lettere, i “pizzini”, erano la sua modalita’ di comunicazione con il mondo esterno, in questi lunghi anni di latitanza, protetti da una fitta rete tessutagli attorno dalla cosca. Antonio Orlando e’ uno stretto parente dei Nuvoletta, come tutta la sua famiglia, dato che una Orlando ha sposato il capo clan dei Nuvoletta, l’unico gruppo camorristico campano federato con Cosa nostra e fortemente legato ai Corleonesi. Sequestrati anche due telefoni nella disponibilita’ di Antonio Orlando.


Articolo pubblicato il giorno 27 Novembre 2018 - 10:54

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