Nei rapporti con la Pubblica Amministrazione o con svariati soggetti privati, può capitare di vederci richiedere lo Stato di Famiglia. Con tale denominazione si indica il documento che va ad indicare la residenza e la composizione della famiglia anagrafica, una sorta di elenco di tutte le persone che abitano in una determinata casa o appartamento, anche nel caso in cui non sussista alcun rapporto di parentela tra di loro.
Il certificato in questione può essere facilmente ottenuto recandosi personalmente all’apposito sportello del proprio comune oppure richiedendone l’invio per posta, ove l’ente locale offra tale servizio. In alternativa è poi possibile richiederlo online al sito istituzionale dello stesso comune. Per chi non abbia in simpatia le complicazioni che potrebbero sorgere, è però possibile produrlo in autocertificazione.
Autocertificazione: come funziona?
La possibilità di ricorrere all’autocertificazione stato di famiglia è stata introdotta nel nostro ordinamento a partire dal 2012. Si tratta di un documento contenente una dichiarazione firmata dell’intestatario del documento stesso, il quale può essere usato nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, ovvero con le scuole, le aziende ospedaliere, le Aziende Sanitarie Locali e altri soggetti analoghi.
L’autocertificazione, inoltre, può essere utilizzata nel caso di società o enti i quali gestiscono, o hanno in concessione, pubblici servizi, categoria che include ad esempio i fornitori di luce e gas o le aziende di trasporto locale. Anche nelle relazioni con soggetti privati, ad esempio le banche, l’autocertificazione può essere prodotta, ma in questo caso sarà la controparte a decidere se accettarla o meno. La possibilità è invece da escludere nel caso dell’autorità giudiziaria, per ovvi motivi.
Cosa accade se si dichiara il falso?
L’autocertificazione rappresenta quindi un valido strumento per poter bypassare le lungaggini burocratiche e rendere più semplici i rapporti con una lunga serie di soggetti, in particolare quelli pubblici. La sua validità, nel caso dello Stato di Famiglia è di sei mesi, trascorsi i quali il documento non cessa la sua utilità, a patto che l’utente il quale lo utilizzi provveda a dichiarare che la composizione del nucleo non ha subito modifiche nel frattempo. L’esecuzione di tale operazione comporta la semplice aggiunta di questa dichiarazione in fondo al documento, per poi apporre la firma dell’interessato.
Occorre però ricordare che la dichiarazione deve corrispondere a verità. Dichiarare il falso in sede di autocertificazione, anche dello Stato di Famiglia, può infatti esporre al rischio di una verifica da parte delle autorità di controllo. Una violazione di questo genere, sulla base di quanto disposto dal DPR 445/2000, testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, viene infatti equiparato ad un vero e proprio reato penale, il falso ideologico, tale da far scattare conseguenze civili e penali a carico dell’autore della falsa dichiarazione, a partire da una pena detentiva.
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