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Vita o morte? La Consulta chiamata a decidere

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La vita e’ un bene indisponibile? Fino a che punto lo Stato ha potesta’ su come il singolo dispone della propria vita? Prevale l’individuo o la collettivita’? Sono temi enormi quelli a cui deve rispondere la Corte Costituzionale che, se non dichiarera’ inammissibile la questione, potrebbe mettere mano alle norme sull’aiuto al suicidio, stabilendo che e’ cosa diversa dall’istigazione; oppure potrebbe incidere solo sul versante delle pene previste per il reato. Ma anche in questo secondo caso, il cambiamento sarebbe radicale. La Consulta e’ chiamata, infatti, a pronunciarsi sulla vicenda che ha coinvolto Marco Cappato per aver accompagnato in una clinica svizzera, dove scelse di morire con suicidio assistito, Dj Fabo, tetraplegico, cieco, non piu’ autonomo nella respirazione e nell’alimentazione dopo un incidente. I giudici esamineranno il caso martedi’ e per mercoledi’ massimo e’ attesa la decisione. Le tematiche che si spalancano sono complesse. Ma la domanda di fondo e’ semplice. Due le richieste: se sia punibile chi non istiga, ma aiuta al suicidio una persona che, trovandosi in una situazione estrema, abbia maturato ed esplicitato la convinzione di volersi togliere la vita; e se sia proporzionata la pena da 5 a 12 anni che l’art. 580 del codice penale prevede indistintamente per entrambe le condotte. A porre le istanze e’ la Corte d’Assise di Milano che dovendo giudicare Cappato, imputato per la morte di Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, ha deciso a febbraio di fermarsi e di inviare gli atti alla Consulta perche’ valuti la legittimita’ dell’art. 580. Nell’ordinanza i giudici di Milano passano in rassegna le sentenze sui casi Welby ed Englaro, le pronunce della Corte europea dei diritti dell’Uomo sul fine vita, la legge sul biotestamento, che hanno via via ritoccato il perimetro dei diritti in quest’ambito. Ora si chiede di abbattere un muro oggettivamente molto alto, eretto intorno al “diritto a porre fine alla propria esistenza” quale “liberta’ della persona”, come si legge nell’ordinanza di Milano. Contro il suo abbattimento sono scesi in campo, costituendosi di fronte alla Corte costituzionale, il Centro Studi “Rosario Livatino”, formato da giuristi che si occupano di diritto alla vita; le associazioni pro-life “Movimento per la vita” e “Vita e'”, quest’ultima rappresentata da Simone Pillon, senatore della Lega e organizzatore del Family Day (di lui si e’ molto parlato ultimamente per il ddl sull’affido condiviso dei figli quando una coppia si separa). Ma anche il governo si e’ costituito attraverso l’Avvocatura dello Stato, rappresentata in udienza da Gabriella Palmieri, che ha seguito moltissime cause legate a tematiche sui diritti della persona: la scelta fu presa dal precedente Esecutivo ed e’ stata confermata da quello attuale. Marco Cappato, esponente dei Radicali e dell’associazione “Luca Coscioni”, impegnata per la liberta’ di cura e ricerca, e i legali che lo rappresentano, tra cui Filomena Gallo, segretario dell’associazione e avvocato che ha condotto battaglie sulla fecondazione assistita, sui diritti delle coppie, su temi di bioetica, sanno che non sara’ facile. Martedi’ Cappato sara’ in udienza. Ad esporre la causa come relatore sara’ il giudice costituzionale Franco Modugno, giurista entrato in Consulta su proposta dei Cinquestelle. L’Avvocatura dello Stato giochera’ le sue carte e fara’ leva non solo su aspetti tecnici, come quello che in materia penale c’e’ una riserva di legge affidata al Parlamento, ma sul fatto che se l’art.580 del codice penale fosse dichiarato illegittimo, si produrrebbe un vuoto normativo: l’aiuto al suicidio – e’ il nocciolo del ragionamento – non sarebbe piu’ reato e soggetti vulnerabili si troverebbero esposti senza tutela: persone affette da gravi patologie invalidanti, anziani la cui volonta’ puo’ essere coartata, ma anche giovani che finiscono nel meccanismo degli ‘haters’ suoi social.


Articolo pubblicato il giorno 20 Ottobre 2018 - 19:20

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