Cava de’ Tirreni. Fu un raptus di rabbia quello che portò Salvatore Siani ad uccidere la moglie, Nunzia Maiorano, con 46 coltellate. E’ quanto scrive il Gup Gustavo Danise nelle motivazioni della sentenza che ha condannato il barbiere cavese a 30 anni di reclusione per omicidio volontario. La donna, il 22 gennaio scorso, fu trucidata con 46 fendenti davanti al figlioletto di 5 anni. Secondo il giudice l’azione dell’uomo fu “impulsiva, di fronte all’ennesimo atteggiamento sfuggente ed insofferente della moglie. In preda ad un raptus di rabbia ha preso un coltello da cucina ed ha iniziato a colpirla più volte per causarne la morte”. Il giudice esclude anche la premeditazione “Siani deteneva legalmente in casa un’arma da fuoco. Se avesse premeditato l’omicidio, l’avrebbe pianificato in altro modo. Avrebbe utilizzato la pistola o il coltello ma in circostanze diverse”. Il giudice, inoltre, non ha accolto la tesi sostenuta dalla difesa del raptus di gelosia per un messaggio scoperto un mese prima sul cellulare della donna, per il giudice l’omicidio sarebbe maturato nell’ambito della crisi del rapporto coniugale: “Il messaggio ‘ciao gioia’ era neutro ed irrilevante, né compromettente – scrive il Gup nella motivazione -. Che quel messaggio provenisse dall’amante della moglie è una conclusione plausibile, accolta da qualsiasi uomo il cui rapporto coniugale è in crisi. A prescindere da ciò, Siani lesse il messaggio un mese prima. E quando è sorta la discussione, non fu fatto alcun accenno ad un presunto amante. Il motivo del delitto va ricercato nella crisi del rapporto coniugale in sé e negli effetti che ne sarebbero derivati”.
Il rapporto in crisi, il timore di Siani di non vedere più i figli per una possibile separazione, le lagnanze della donna circa il poco tempo che il barbiere trascorreva in famiglia sarebbero stato il mix che portò Siani a uccidere la moglie. Nella motivazione, il giudice ripercorre le tappe di quella crisi coniugale così come emerse dalle indagini. Secondo il Gu, fu proprio Nunzia a cercare di creare le condizioni per un riavvicinamento e cita una riunione familiare del 30 dicembre 2017, durante la quale “la donna si era impegnata a tentare di recuperare il rapporto, per cui l’omicidio compiuto dal marito il 22 gennaio è del tutto sproporzionato ed insensato in relazione alla situazione coniugale sussistente in quel momento”. Alla luce di questi elementi, le dichiarazioni rese dall’uomo dopo l’arresto non erano rispondenti alla realtà. Siani raccontò, infatti, che prima di quel giorno non aveva mai usato violenza contro la moglie e la discussione era nata perchè, pur proponendole una riappacificazione, lei si mostrò infastidita e insofferente e gli chiese di “Lasciare la casa”.
Articolo pubblicato il giorno 10 Ottobre 2018 - 12:00