l guanto di sfida e’ lanciato: “Vogliamo sradicare, deportare, cancellare e isolare la camorra. E far sentire a ogni singolo camorrista lo schifo che e'”. Matteo Salvini sceglie parole forti per dichiarare guerra alla malavita partenopea, e alla sua prima uscita da ministro dell’Interno a Napoli non promette miracoli ma pugno di ferro. “Nessun miracolo – spiega – ma tante piccole misure che entro la fine dell’anno dovranno portare ai primi risultati concreti”. “Sono di coccio – dice nel corso della conferenza stampa che segue la riunione del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza che ha appena presieduto con tutti i vertici delle forze dell’ordine – vedremo chi ha la testa piu’ dura”. E promette di tornare fino a quando non sara’ stato portato a casa il risultato. Nell’immediato il responsabile del Viminale assicura piu’ mezzi e piu’ risorse, con l’invio entro la fine dell’anno di 100-150 uomini da impiegare per il controllo delle strade, in particolare del rione Vasto, dove e’ cominciata la sua visita napoletana. Oltre a una serie di misure contenute nel decreto sicurezza in cantiere. Sul tavolo di Salvini anche il fenomeno delle ‘stese’, le scorribande intimidatorie con protagoniste le baby gang che sparano all’impazzata. La risposta del governo e’ repressione ma anche prevenzione, con l’operazione ‘Scuole sicure’ e i 250 mila euro del ministero per videosorveglianza, straordinari della polizia locale e per fare contro informazione sul pericolo dell’uso delle droghe. Dal ministro anche la proposta di togliere la potesta’ ai genitori dei delinquenti in erba. “Ci sono famiglie a cui va tolta la patria potesta’ per non allevare futuri criminali-. Ai genitori di ragazzi “che confezionano o spacciano droga va tolta la potesta’ genitoriale. E’ un problema nel problema. Dobbiamo – ha spiegato Salvini – inseguire i camorristi gia’ a 8 anni, perche’ quando confezioni droga a 8 anni e la spacci a 12, vuol dire che ci sono alcune famiglie a cui va tolta la patria potesta’ a perche’ sono li’ per allevare futuri criminali”. “Voglio che a Napoli la gente possa passeggiare tranquillamente”, ha proseguito il ministro commentando l’incontro con Arturo Iavarone, l’adolescente accoltellato da una baby gang nei mesi scorsi. “Ho incontrato Arturo – ha detto – ha l’eta’ di mio figlio. Sono contento di aver parlato con lui, un esempio di tenace, lucida follia. Conto sulla voglia di chi non si rassegna. Auspico tanti Arturo per far capire ai ragazzini che la camorra ammazza”. “Andremo quartiere per quartiere via per via, pianerottolo per pianerottolo” rilancia il ministro che al suo arrivo a Napoli aveva trovato un’accoglienza di segno opposto. Da un lato i manifesti anonimi di una citta’ che non dimentica i cori anti Napoli intonati in occasione dei raduni di Pontida; dall’altro i selfie con i migranti del rione Vasto dove il ministro si presenta per ascoltare l’allarme dei residenti alle prese con una coabitazione sempre piu’ complicata con gli immigrati. “Le case occupate illegalmente – osserva Salvini dopo aver incontrato il parroco del rione, don Vincenzo Balzamo – verranno sgomberate e verro’ personalmente a farlo”. Il corteo dei centri sociali prova ad avvicinarsi alla Prefettura, ma il tentativo e’ vanificato dall’ingente spiegamento di forze che lo tiene a distanza. Parte qualche monetina in direzione di piazza del Plebiscito, dove Salvini si concede un bagno di folla con i suoi simpatizzanti. Ma non ci sono momenti di tensione e il corteo si scioglie pacificamente. Salvini chiude la sua mattinata a Napoli con una pizza sul lungomare. Prima, un botta e risposta col sindaco: “Dal ministro nessun impegno concreto, solo ascolto e la promessa di tornare” l’affondo di de Magistris. Salvini fa un sospiro e replica: “Saro’ zen. Tornero’ a Napoli nonostante il sindaco che a me dice delle cose e fuori ne dichiara delle altre. Perche’ come ministro ho il dovere di collaborare con lui per il bene dei napoletani che non sono i quattro scalcagnati dei centri sociali”.
Articolo pubblicato il giorno 2 Ottobre 2018 - 21:38