Roma. Sit-in delle vittime di pedofilia nei pressi di piazza San Pietro contestualmente al Sinodo dei vescovi. L’associazione interazione di vittime Era, Ending clergy abuse, ha promosso la manifestazione per sensibilizzare la Chiesa sul tema degli abusi e sollevare il problema italiano sottovalutato sia dalla Chiesa che dall’opinione pubblica. Secondo l’Eca ci sarebbero quattro casi di pedofilia ‘passati per le mani’ del Vaticano e che non ‘sarebbero stati trattati con tolleranza zero promessa ma con negligenza”. Uno di questui è quello che riguarda Arturo Borrelli, conosciuto fino ad ora come Diego Esposito, l’uomo di Ponticelli che ha denunciato gli abusi di don Silverio Mura, ex parroco e insegnante di religione, nel popoloso quartiere napoletano, denunciato da Borrelli e per il quale non sono stati presi provvedimenti.
L’Eca ha deciso di promuovere un sit-in in concomitanza con il Sinodo dei vescovi che vedrà la presenza in Vaticano di 267 presuli provenienti da tutto il mondo. “L’Italia non ha avuto la sua inchiesta Spotlight e nemmeno c’è mai stata una commissione governativa sugli abusi come avvenuto in altri Paesi – ha detto Francesco Zanardi della rete l’Abuso, una delle realtà che aderiscono al network Eca -. Eppure il problema esiste. Noi abbiamo ‘mappato’ 300 casi di pedofilia ad opera del clero negli ultimi quindici anni ma c’è molto sommerso”. “Il mio bilancio sul pontificato di papa Francesco riguardo alla pedofilia – afferma Mathias Katsch, presidente dell’associazione tedesca di vittime associata al network Eca -, è pessimo. Abbiamo sentito belle parole ma mancano i fatti. Speriamo che alcuni giovani del sinodo verranno a supportarci perché uno degli aspetti fastidiosi è che non dovrebbero essere le vittime a manifestare ma i normali cattolici a farlo per noi”. Katsch ricorda che le inchieste governative hanno evidenziato una percentuale di preti pedofili che va dal “4 al 7% del clero totale” mentre ogni pedofilo “ha abusato in media tra i 4 e i 6 ragazzini”. “Per questo – sottolinea – l’Italia deve indagare, il modello è l’Australia”. Alla manifestazione di domani saranno presenti soprattutto vittime italiane, alcuni sono ex alunni dell’istituto Provolo di Verona. Per quanto riguarda i quattro “casi Viganò”, è stato lo stesso Zanardi a descriverli in una conferenza stampa alla Stampa Estera. “Uno – ha spiegato – riguarda uno dei chierichetti del Papa. E’ stato abusato indirettamente perché lui ha visto il suo compagno di camera essere abusato in Vaticano” nel preseminario Pio X, “questo è un caso che è stato insabbiato ben due volte dal Vaticano e attualmente vede il presunto abusatore, mai sanzionato fare il prete a Como”. “Il secondo caso – ha continuato – è quello dell’istituto Provolo di Verona: nel 2014 una delegazione veronese di ex allievi sordi ha incontrato personalmente Papa Francesco e gli ha consegnato una lettera con dentro i nomi di 25 sacerdoti presunti pedofili, tra questi anche don Nicola Corradi che attualmente è in Argentina agli arresti”. “Il terzo caso – ha affermato – riguarda il sacerdote Mauro Galli che è stato condannato proprio due settimane fa a sei anni e 4 mesi. Questa vicenda è stata segnalata più volte al Vaticano e al Papa, esistono le lettere della Congregazione per la Dottrina della Fede che certificano che in Vaticano la cosa era nota. Malgrado questo, papa Francesco nel luglio 2017 ha provveduto, invece che punire con la tolleranza zero, a nominare mons. Mario Delpini arcivescovo di una delle diocesi più grosse d’Europa”. “L’ultimo caso – ha proseguito – è quello di don Silverio Mura: anche qui la vittima ha incontrato il Papa. Gli abusi sono accaduti a Napoli. Questo prete lo abbiamo trovato nel febbraio di quest’anno in un paesino del Pavese sotto falso nome. La Chiesa lo ha mandato lì, ora dopo essere stato scoperto è di nuovo scomparso”.
Proprio a proposito di don Silverio, sospeso dalla Chiesa successivamente, una delle vittime Arturo Borrelli chiesto che il Cardinale Crescenzio Sepe a conoscenza degli abusi venga sollevato dall’incarico. Proprio nei giorni scorsi, l’uomo di Ponticelli ha annunciato: “Non mi arrenderò fino a che Papa Francesco non manderà via il cardinale Crescenzio Sepe colpevole di grave negligenza perché non ha dato seguito alle mie denunce presentate dal 2010 al 2014. Così don Silverio Mura ha continuato ad esercitare in un’altra parrocchia del Nord Italia, a contatto con altri bambini”. Borrelli vive sotto psicofarmaci e con frequenti attacchi di panico, dopo la morte del figlio la sua condizione è peggiorata, ma continua la sua battaglia: “Pur di ottenere giustizia sono pronto a tagliarmi le vene in piazza San Pietro” ha annunciato nei giorni scorsi. Borrelli non sarebbe l’unica vittima di Silverio Mura, ci sarebbero altre nove vittime pronte a testimoniare contro il religioso.
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