In una stanza della “Casa del giardino”, nella Regio V degli scavi archeologici di Pompei, sono stati trovati gli scheletri di almeno sei persone. Resti ammucchiati e sparpagliati in più punti dell’ambiente, segno dell’intervento di “tombaroli alla ricerca di oggetti preziosi con cui i pompeiani si accompagnavano nel tentativo disperato di fuga dall’eruzione”, spiegano dalla Soprintendenza di Pompei. Il passaggio dei tombaroli prima ancora che iniziassero gli scavi “ufficiali” nel 1748, è provato dal ritrovamento del cranio di una delle vittime, schiacciato dalle tegole del tetto, accanto agli arti inferiori e superiori di un altro individuo, mentre resti di un anello indossato al dito e altri piccoli oggetti stretti tra le mani, sfuggiti al saccheggio del luogo, sono stati trovati lontani e non in connessione con il resto del corpo. La presenza di uno o più cunicoli di scavi precedenti, forse anteriori all’inizio delle ricerche ufficiali del 1748, che hanno causato lo sconvolgimento degli scheletri intercettati, è indiziata anche da fori nelle pareti. Tali rilevamenti stanno consentendo, grazie agli interventi in corso, di documentare con grande dettaglio la storia di un’epoca di scavo, da quelli clandestini a quelli di epoca borbonica, completamente differente da quella attuale, tanto nell’approccio metodologico che nelle finalità stesse.
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