Napoli e Provincia

Per il Museo Archeologico Pompeiano, per il MAP: Orate fratres!

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La proposta della istituzione del Museo Archeologico Pompeiano, in sigla MAP, lanciata dal nostro giornale – che sarebbe lieto di cedere il passo a soggetti più autorevoli e collettivi – sta facendo proseliti tra gli imprenditori pompeiani del turismo e la gente comune. Gli Albergatori, da una parte e i Commercianti dall’altra, senza escludere i tanti microimprenditori della attuale offerta turistica residenziale come i B&B e i BnB intravedono finalmente una qualche ripresa dei loro bilanci, ma guardano con apprensione al prossimo futuro per la concorrenza che verrà dal Megacentro Commerciale Torrese in costruzione lungo Via Plinio.E hanno ragione, visti gli effetti devastanti che ha avuto il Centro Commerciale La Cartiera, sul piccolo commercio di quartiere letteralmente mandato a gamme in aria. Altre nicchie di mercato – come quelle di Casalinghi, Ferramenta e Radio TV – sono poi state erose dal Centro Commerciale Oplonti, più noto come quello del Roy Merlin.Alla fine della fiera a Pompei sono sopravvissute soltanto le strutture commerciali più storicizzate e quella ad area di clientela più vasta, oppure quelle dell’ “altra Pompei”, quella legata agli Scavi, a causa di una irrisolta dualità tra la Pompei antica e la Pompei moderna.Proviamo a dare i dati più significativi del Megacentro di Via Plinio, il quale si chiamerà Maximall Pompeii. Essi prevedono circa 200 grandi brand (!) internazionali, tra i quali 30 grandi marchi del settore ristorazione (!!), per una superficie complessiva di oltre 66 Ettari (!!!), cioè una estensione superiore agli stessi Scavi di Pompei, che si fermano a 63 Ettari. E all’interno del Maximall Pompeii ci saranno anche un Cinema multisala e un hotel. Tutto ciò alla uscita autostradale di Pompei Scavi, e a un paio di Chilometri dal Centro Città mariano di Pompei.

Pesa, prendi, incarta e porta a Casa, carissima Città di Pompei…e aggrappati al manto della Madonna!! E’ il caso di dirlo…o No? In verità la domanda la dovremmo rivolgere alla Amministrazione Comunale di Pompei, notoriamente sorda e muta, oppure al massimo anche alla Città Metropolitana. Ma il suo leader ora è occupato con la Zecca napoletana che intende fondare. (Ndr: attenzione non è l’insetto di cani e gatti, ma proprio una Zecca, ma nuova di ….zecca, che dovrà stampare moneta virtuale…)
A questo punto Totò avrebbe esclamato “ E ho detto tutto!”. Quindi noi potremmo chiudere l’articolo augurando buona fortuna alla Città di Pompei, quella viva… per modo di dire. Ma una proposta salvifica c’è ed è rappresentata dalla istituzione nel Centro Città di Pompei del MAP. Sì proprio il Museo Archeologico Pompeiano, visto con la puzza sotto il naso da parte della Archeologia Togata, che si fa le pippe mentali da oltre mezzo secolo, discettando sulla sacralità intangibile delle collezioni pompeiane del MANN, Museo Archeologico Nazionale Napoletano. Il MANN però nel frattempo ha prestato – per un periodo poliennale – al Museo Bellini, in quel di Comacchio, cittadina famosa per le anguille, nei lidi Ferraresi della Romagna, alcune storiche collezioni provenienti da Pompei, ma evidentemente non intangibili. Quel Museo di provincia, grazie a quelle collezioni pompeiane provenienti dal MANN sta mietendo record di affluenza e di successo, nel nome e per conto di Pompei.
E stavolta evitiamo ogni aggettivo qualificativo, perché Pompei – quella Archeologica, quella Religiosa e quella Civile – costituiscono comunque un unicum territoriale. L’anima duale di Pompei scaturisce dall’avverarsi di uno Scavo Archeologico impetuosamente affermatosi all’attenzione del Mondo fin dalla seconda metà del Settecento e di un centro urbano sviluppatosi a poca distanza alla fine dell’Ottocento.E’ vero però anche che il percorso civile della Pompei nuova, istituita nel 1928 e avviatasi per la propria strada di meta turistica religiosa cattolica, lato sensu “alternativa” alla antica Pompei pagana, non si è ancora concluso e alimenta tale dualità.
Ebbene, noi siamo convinti assertori del fatto che la collocazione nel centro della Città moderna del MAP azzererebbe ogni dualità, finalmente, dopo circa un secolo. Ciò renderebbe giustizia alle attese della Città nuova, marginalizzata dall’attuazione del Grande Progetto Pompei e dalla sua estesa Buffer Zone, di cui risulta periferia territoriale, anche per ottusa volontà ministeriale. E non dobbiamo dimenticare la mortale ferita non sanata che risale agli anni Settanta del Novecento, circa cinquanta anni fa: il clamoroso furto di ori, argenti e altri reperti preziosi dall’Antiquarium pompeiano. L’Antiquarium fu chiuso e Pompei è rimasta da allora senza uno straccio di struttura espositiva appena decente. Quel Tesoro, sottratto alla Storia di Pompei e dei suoi Scavi, non è stato mai più ritrovato. Ma la memoria di quei reperti preziosi però non si è persa. Essa è custodita nella documentazione artistica e fotografica d’epoca.Tali oggetti, riprodotti come erano, in oro, argento o bronzo, potrebbero costituire il nucleo del MAP. Sarebbe una testimonianza ri-musealizzata di grande valore simbolico. E nel MAP potrebbero trovare allocazione tecnologie informatiche d’avanguardia come Sistemi Informativi dedicati al territorio Pompeiano antico, ancora in buona parte sconosciuto, nonché Ricostruzioni tridimensionali virtuali dedicate dell’archeologia vesuviana prima, durante e dopo la eruzione pliniana.

La stessa Storia degni scavi più famosi al mondo è sconosciuta ai più, pur avendo avuto tra i protagonisti, con il Grand Tour, veri e propri giganti della cultura europea e mondiale. Tutto ciò potrebbe trovare la propria sede elettiva nel MAP. E in esso potrebbero essere allocati anche i reperti che periodicamente sono emersi e ancora emergono casualmente – nel corso di scavi per opere private o pubbliche – da quello che era il suburbio pompeiano nel territorio vesuviano. Tali reperti sono oggi destinati a inabissarsi nell’oblio di vecchi depositi a Napoli o a Pompei, oppure a vivere in giro per il mondo o addirittura soltanto sui media e sui social, come sta accadendo. Ci fermiamo qua convinti del fatto che spettano agli esperti – non ai soloni guardiani dell’archeologia togata tra una pippa e l’altra – le decisioni finali sui contenuti della struttura museale a farsi nel Centro Città di Pompei. La sede del MAP? Esiste già. Senza ricorso a nuove volumetrie. Basterebbe recuperare uno dei grandi “contenitori” costruiti, di proprietà del Santuario Pontificio di Pompei, i quali punteggiano il Centro Città, ma oggi sono desolatamente vuoti, perché erano sedi di opere Pie. Non ci rimane quindi che dire, senza irriverenza: Orate Fratres pompeiani!

Federico L.I. Federico


Articolo pubblicato il giorno 12 Ottobre 2018 - 09:52
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