Da latitante di lungo corso ha partecipato ai summit di camorra. Di certo a quelli importanti del mese di agosto del 2015 in cui quelli del suo clan ovvero gli Orlando di Marano decisero di prendersi il controllo di tutti gli affari illeciti di Marano, Quarto e Calvizzano sottomettendo i Polverino e i Nuvoletta padroni assoluti per anni di quel territorio a ridosso della collina dei Camaldoli a Napoli. Antonio Orlando detto Mazzullil, 60 anni compiuti e latitante da 15, non a caso inserito nell’elenco dei 100 ricercati più pericolosi d’Italia, da sempre ha fatto sentire la sua presenza e la sua ombra sia sulla famiglia dei Carrisi sia sulla stessa Marano. Di lui si parla molto nelle 1000 pagine circa dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Francesca Ferri nell’aprile del 2017 e che portò in carcere una trentina di affiliati alle tre cosche criminali di Marano che avevano fatto un unico cartello. Tra le 36 ordinanze c’era anche quella per Mazzullil che continua a sfuggire alla cattura. L’altro giorno nel processo di Appello la difesa del fratello maggiore Raffaele detto “Papele”, rappresentata dagli avvocati Dario Vannetiello e Sabato Graziano ha ottenuto un importante risultato visto che il reggente del clan condannato in primo grado a 12 anni di carcere non potrà essere giudicato per camorra in questo procedimento: il che comporterà inevitabilmente una riduzione della pena. A meno che non interverranno fatti nuovi come le dichiarazioni dei nuovi pentiti Giacomo Di Pierno e Gianluca Noto che vanno ad aggiungersi a quelle di Roberto Perrone, Patrizio Bonaccorso, e Teodoro Giannuzzi. Antonio Orlando sarà giudicato in contumacia e la sentenza nei suoi confronti è prevista per il 12 dicembre. Per tutti gli altri invece potrebbe slittare agli inizi del 2019.
Dalla lettura delle circa 1000 pagine dell’ordinanza del gip Ferri che rappresentano il fulcro del processo e dell’inchiesta della Dda si capisce di come i carabinieri siano andati vicinissimi alla cattura del super latitante che partecipò al summit del 7 agosto del 2015. Gli investigatori avevano piazzato una cimice nella LanciaY in uso a Gennaro Sarappo, uomo di vertice della cosca. Sono le 14,20 e Raffaele Lubrano, Armando Lubrano e Sarappo Gennaro, si recano presso il comune di Quarto in via Paisiello all‟altezza del civico 6 dove si terrà il summit con i Polverino. Tra i tre si registra la preoccupazione di essere seguiti anche perché, era prevista la presenza del latitante Antonio Orlando. Nella successiva conversazione progressivo n. 176 si conferma la presenza del boss latitante Antonio Orlando. E al rientro dal summit i tre commentano: “…omissis…Gennaro: ti ho detto che lui già sapeva quello che gli dicevano, hai capito? Armandino: che schifo, non so più nulla.. Gennaro: Lui non si è meravigliato, perché lui già sapeva, l’unica cosa che si è meravigliato, è che non doveva arrivare ò mast! (ndr:il capo).
La presenza di quelli che gli affiliati chiamano ‘o masto è imposta dal fatto che il clan Orlando sta sostituendo il clan Polverino in ogni settore e vi è disponibilità degli Orlando ad attrarre nelle loro fila i giovani di valore dei Polverino (approfittando del loro malcontento): “Lo facciamo per senza niente per la testa di questo. Va be, bene o male, tu ti fai la macchinetta ….inc….a te ho detto però come a te ci sono altri ragazzi validi…..incomp….che non percepiscono niente che stanno intorno ai Polverino, per amore ho detto io”. La delicatezza delle questioni da affrontare impone la presenza di Antonio Orlando: “Ho detto poi un latitante di questo deve venire a 10 mila appuntamenti..e tavole e tavolelle ho detto io. Un uomo d’onore come questo, 50 anni…ho detto io ..tavole e tavolelle perché? ..Perché uno scemo come quello non capisce la cosa come sta?…che ha fatto solo guai!”; ed invero, era stato presente proprio in quell’occasione (Sarappo:“Ho detto poi un latitante di questo”….” Un uomo d’onore come questo”). Emerge anche il motivo per il quale il clan “Orlando ha deciso, sia pure in ritardo, di sostituirsi ai Polverino nel controllo del territorio: Gennaro: “E’ stato l’unico a capire che le cose non venivano gestite bene. L’unico e si vuole togliere le pietre da dentro le scarpe e non lo fa per questo. Lo fa perché si vuole togliere di mezzo, vuole essere un‟ altra volta lui…hai capito? Fa capire perché la scusa qualche..incomp..con qualcuno domani mattina…tiene la voce in capitolo…”.
Rosaria Federico
1. continua
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(nella foto da sinistra verso l’alto una foto datata di Antonio Orlando mazzulill, Raffaele Orlando papele, Angelo Orlando o’ malommo, Gaetano Orlando, Angelo Orlando top gun e Raffaele Orlando 1980)
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