Una famiglia disperata quella dei Sica. Da qualche settimana Anna Bifaro, la mamma del ragazzino pugnalato a morte nel 2007, insieme a papà Ciro, alla sorella Annarita e i fratelli Salvatore e Giovanni, vivono in una specie di incubo: “Andiamo a fare la spesa e incontriamo l’assassino di Luigi. Usciamo per una passeggiata, e lui è là. Non sappiamo cosa faccia nel quartiere Sanità, ma certamente lui un futuro ce l’ha ancora. Non come il nostro Luigi.”
Luigi, come riporta Il Mattino, aveva sedici anni e sognava di diventare calciatore. Ciro P., allora aveva quindici anni e non ha mai spiegato il motivo di quel gesto così violento tanto da macchiare la sua vita dell’infamia dell’omicidio. Fu condannato a sedici anni di galera per via della sua giovane età e alla scelta di chiedere il rito abbreviato, ma da qualche settimana è tornato a piede liero nel rione Sanità dove anche la famiglia del povero Luigi si è trasferita dal Rione Stella dove vivevano quando il ragazzo fu ucciso.
La mamma di Luigi si definisce una donna disperata: non solo ha perso suo figlio ma è anche costretta a temere qualche reazione degli altri suoi due figli che potrebbero perdere la testa ogni volta che si trovano al cospetto dell’assassino del fratello.
“Per me è terribile – dice la signora Bifaro – ogni volta che lo incontriamo rivivo la serata che ha distrutto la vita di mio figlio e di tutta la mia famiglia. Ma non so che fare, non so a chi rivolgermi.” E continua: “Non so perché l’omicida sia già fuori e non voglio saperlo. Noi siano gente semplice, capiamo poco della legge e delle sue complicazioni. Non comprendiamo come sia possibile ammazzare e uscire dal carcere senza aver scontato tutta la pena. Ma credo che io e la mia famiglia abbiamo il diritto di vivere in pace, senza essere tormentati dagli incontri con chi ci ha ammazzato un figlio e un fratello.”
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