“Io non piango, COMBATTO! non chiedo pietà, dispiacere, tenerezza, compassione, non ne ho bisogno! chiedo solo a chiunque volesse bene a mio fratello di aiutarmi a testimoniare e tutelare anche solo con la vostra presenza. Per la sua giustizia, e x la giustizia di tutti gli altri ragazzi che muoiono ingiustamente! Io Non mi arrenderò MAI smuoverò il mondo e lotterò a costo della mia stessa vita”: E’ quanto scrive su facebook Francesca Perinelli, la sorella di lello, il calciatore 21enne di Miano ucciso sabato notte con una coltellata al cuore dal suo conoscente Alfredo Galasso di 31 anni al termine di una lite. Il venditore ambulante di frutta in carcere con l’accusa di omicidio volontario fa sapere attraverso il suo avvocato Rocco Maria Spina di essere dispiaciuto per la morte di Perinelli. Domani sarà interrogato dal gip per l’udienza di convalida del fermo. Lui continua a sostenere che non c’è affatto premeditazione e che ha colpito Perinelli per difendersi. L’inchiesta condotta dai pm Stefano Capuano e Anna Frasca, sotto il coordinamento degli aggiunti Nunzio Fragliasso e Rosa Volpe, dovrà stabilire appunto se la cosa era organizzata e quindi premeditata o meno. Intanto non si trova ancora l’arma del delitto, un coltello da cucina che Galasso dice di aver gettato in una scarpata durante la fuga. I carabinieri stanno passando al setaccio tutte le immagini ricavate dalle telecamere nella zona di via Janfolla a Miano o possibili testimonianze messe agli atti. Si vuole cercare di capire cosa è realmente accaduto. Si cerca di individuare gli eventuali testimoni a cui da due giorni fanno appello familiari ed amici di lello con la mamma in prima fila. La signora Adelaide Porzio continua parlare di premeditazione, di vendetta, di agguato e chiede anche alle persone che erano presenti dieci giorni fa nella discoteca di Coroglio dove c’è stata la prima lite tra Perinelli e Galasso, di farsi avanti. Intanto ieri sono state scattate delle foto alla portiera dell’auto di Galasso che ha sostenuto essere stato aggredito a calci da Perinelli: si cercano i segni di eventuali colpi subiti.
Questo il testo della commovente lettera diffusa da Francesca Perinelli, sorella della vittima
Cari giudici, vorrei che queste parole arrivassero non alle vostre teste ma ai vostri cuori. Lello è stato ucciso e io e la mia famiglia siamo morti con lui. Se vi chiediamo di essere severi con chi ha ucciso Lello non è per vendetta ma è perché crediamo e vogliamo continuare a credere nella Giustizia, quella con la G maiuscola e non quella delle leggi fredde e dei cavilli inutili. Chi ha accoltellato Lello aspettandolo, armato, per sette giorni per una banale lite non ha colpito solo il cuore di Lello ma il cuore nostro, quello di un intero quartiere e di una intera città perché Lello era e potrà essere il simbolo di chi, in un quartiere difficile e in una città difficile, lotta contro tutti e tutto e, fino a quella notte buia, vince. E fa vincere il sole del suo carattere, la bellezza dei suoi sorrisi, i suoni delle sue risate. E quel marchio brutto, falso e ingiusto sulla pelle se l’era tolto alzandosi tutte le mattine alle 6 per andare a scuola e poi al lavoro e inseguendo il suo sogno di calciatore. La nostra famiglia non naviga nell’oro e per Lello sarebbe stato facile percorrere strade in discesa fuori dalla legalità ma lui aveva scelto strade in salita e su quelle strade correva come correva sui suoi campi di calcio dimostrando a se stesso e agli altri che anche a Miano, anche a Napoli, i ragazzi che scelgono la legalità possono farcela.
Ecco perché vi chiediamo Giustizia: per continuare a far vivere Lello e per continuare a dimostrare che il suo percorso era quello giusto e un coltello e una notte buia non possono fermarlo veramente. Lello sorride e corre ancora… Qualcuno ha cercato di fermarlo. Non fermatelo anche voi.
(nella foto Lello Perinelli e nel riquadro il suo assassino Alfredo Galasso)
Articolo pubblicato il giorno 9 Ottobre 2018 - 09:21