Napoli. C’è una testimone nel delitto del giovane calciatore di Miano, Lello Perinelli. E’ quanto emerge dall’ordinanza cautelare firmata dal gip nei confronti di Alfredo Galasso il 31 enne venditore ambulante e dirimpettaio di Perinelli che si è consegnato spontaneamente poche ore dopo l’omicidio e ha confessato di aver ucciso il ragazzo. La donna era affacciata al balcone della sua abitazione sabato sera e ha sentito le urla, si è affacciata e ha visto Lello cadere a terra e l’uomo scappare. Poi qualcuno ha preso il ragazzo sanguinante da terra e lo ha portato all’ospedale dove però è arrivato già morto. La testimone però non ha visto il momento dell’accoltellamento, ne la fase immediatamente precedente, quella cioè della presunta lite tra i due. Secondo il racconto di Galasso, che continua a sostenere di non aver premeditato l’omicidio ma di essersi solo difeso, i due si sono incrociati su via Janfolla. Lui era alla guida della sua auto e Perinelli in sella al motorino: uno sguardo in cagnesco, gli insulti e il giovane calciatore che avrebbe dato un calcione nella portiera dell’auto. Perinelli si sarebbe fermato poco distante e, sempre secondo quanto racconta Galasso ha aperto il sedile della moto per prendere qualcosa, lui sarebbe sceso armato con il coltello che portava con se da una settimana ( dopo una precedente lite in una discoteca di Coroglio con lo stesso calciatore) e avrebbe sferrato il fendente mortale al cuore per poi dileguarsi. Ma tutta questa parte appunto non sarebbe stata vista dalla testimone. La mamma del giovane calciatore ucciso, insieme con la sorella Francesca e gli amici continuano a chiedere alle persone che hanno visto la scena di farsi avanti e raccontare. “Non vogliamo vendetta, ma solo giustizia”, continuano a ripetere. la stessa giustizia che è stato urlata ieri durante gli affollatissimi funerali del giovane calciatore che si sono svolti nella chiesa dei Santi Alfonso e Gerardo di via Janfolla.
Articolo pubblicato il giorno 13 Ottobre 2018 - 07:49