Napoli. Si rafforza sempre di più la pista interna ovvero quello del clan Licciardi di Masseria Cardone per trovare una spiegazione al movente e dare un nome un volto ad esecutori e mandanti dell’omicidio di Francesco Climeni detto o’ recchiolone. Il 55 pregiudicato transitato prima nel gruppo Stabile, e poi con i Sarno prima di arrivare ai Licciardi sarebbe stato ucciso per una epurazione interna. Una decisione dettata dal fatto che Climeni avrebbe deciso di vendere ‘fuori mano’ la droga senza pagare la quota al clan. La sua eliminazione sarebbe anche un messaggio ben preciso, da parte della potente cosca fondatrice dell’Alleanza di Secondigliano, a tutti gli affiliati: nessuno può permettersi di ‘sgarrare’ nemmeno uno ‘quasi di famiglia’ come Climeni visti i suoi rapporti con Eduardo Marano, cognato dei Licciardi. Gli investigatori hanno ascoltato a lungo nella serata dell’altro ieri e nella giornata di ieri i familiari e, gli amici e i conoscenti di Climeni ma soprattutto hanno setacciato il suo smartpohone con tutti i suoi contatti, telefonate, chat e messaggi. La vittima l’altra sera è stato attirato in una trappola da qualcuno che conosceva e di cui si fidava e per questo che era andato all’appuntamento senza prendere alcuna precauzione, proprio lui che secondo gli investigatori sarebbe stato un killer in passato. L’ex pentito Antonio De Carlo, che poi ritrattò tutte le dichiarazioni, lo indicò come l’esecutore materiale insieme con Ciro Stabile dell’omicidio di Giovanni Schisano, ordinato da Gaetano Stabile. Ma Climeni era stato coinvolto nell’omicidio dell’infermiere Franco Di Giorgio, il cui cadavere fu rinvenuto il 22 settembre del 1993, sul sedile posteriore di una Fiat Regata, in Via San Francesco, a Miano.
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