Caserta. Era a capo di un nuovo clan dedito alle estorsioni, lui boss della vecchia guardia della ‘Nuova famiglia’ ormai anziano, uscito dal carcere pensò bene di riorganizzarsi ma fu arrestato e condannato a 20 anni di reclusione. Per Amedeo Mazzara, boss di Casa, è arrivata la condanna ma con mxi sconto di pena rispetto ai 20 anni incassati in primo grado. La Corte di Cassazione – seconda sezione penale -, presieduta dalla dott. Cervadoro, relatore Pardo, in accoglimento delle diffuse argomentazioni formulate in aula dagli avvocati Dario Vannetiello e Vincenzo Alesci, ha ridotto la pena di anni 20 inflitta ad Amedeo Mazzara dai giudici partenopei in quella di soli anni 9. Già ai tempi di Antonio Bardellino, l’oramai settantenne Amedeo Mazzara era un uomo di punta della criminalità organizzata in Campania come accertato dalla Autorità Giudiziaria.
Dopo aver scontato la pena, una volta rimesso in libertà, nel 2005, strinse uno storico accordo con l’allora capo del clan dei casalesi Francesco Schiavone, il famigerato “Sandokan”, per la spartizione dei profitti illeciti nella provincia di Caserta. Così nacque, anche grazie alle esperienze delinquenziali maturate da Amedeo Mazzara nella sua ventennale militanza nella organizzazione camorristica denominata “Nuova famiglia”, una autonoma organizzazione camorristica. Un clan forte, quello dei Mazzara, grazie alla sua composizione verticistica, tutta di natura familiare, avendo al comando i tre fratelli, Amedeo, Nicola e Giovanni.
Cosi la direzione distrettuale antimafia dedica una articolata inchiesta al gruppo che come base ha il comune di Cesa, inchiesta che porta a condanne pesanti inflitte dai giudici di merito, prima dal Tribunale di S. Maria Capua Vetere, poi dalla Corte di appello nel 2016. Molti optarono per il rito abbreviato e le condanne alcuni anni fa sono divenute irrevocabili.
I tre capoclan e due degli affiliati, viceversa, seguirono la strada del rito ordinario. Le accuse erano quelle di associazione a delinquere di stampo mafioso, plurime estorsione e violazioni alla legge armi, tutto aggravato dalla recidiva reiterata e specifica di chi, come Amedeo Mazzara, ha segnato pagine importanti della storia giudiziaria in Campania. All’esito del giudizio, la pena più alta inflitta proprio ad Amedeo Mazzara per il quale furono irrogati anni 20, anni 18 a Mazzara Nicola, anni 15 e mesi 3 a Mazzara Giovanni, anni 13 a Scaranno Giovanni, infine anni 9 a Duilio Giuseppe. Giunti al terzo grado di giudizio, le pene inflitte sono divenute tutte definitive essendo stati rigettati i ricorsi proposti dalle difese, con una unica eccezione: la pena inflitta a Amedeo Mazzara. Infatti, il boss prima ha ottenuto un provvedimento di separazione della sua posizione, poi, nonostante il Pg Molino avesse invocato la inammissibilità della impugnazione proposta nel suo interesse, si è visto sorprendentemente ridurre la pena dai giudici di legittimità di ben 11 anni, circostanza questa veramente eccezionale, in quanto, come è noto, solo in casi rarissimi la Suprema Corte effettua direttamente riduzioni della pena, in questo caso anche di particolare consistenza. La condanna definitiva è stata quindi di nove anni.
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