Non si era mai arrivati così vicini a un nuovo condono edilizio per l’Isola di Ischia, questa volta collegata alla ricostruzione post sisma del 2017. Nel Decreto su Genova, provvedimento urgente approvato dal Governo e che ora il Parlamento deve convertire in Legge entro 60 giorni, rispunta anche l’ennesima sanatoria tombale inserita negli interventi da attuare nell’isola campana a seguito del terremoto (sono addirittura 20 gli articoli sull’Isola campana, quasi il doppio di quelli per il capoluogo ligure). In particolare l’articolo 25 del provvedimento prevede che per gli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 2017, vengano conclusi i procedimenti di condono ancora pendenti facendo riferimento alle sole disposizioni del primo condono, ossia la legge 47/1985. Ciò significa che non varrebbero le norme in materia di tutela paesaggistica e idrogeologica introdotte successivamente e che si azzerano tutte le prescrizioni limitative introdotte con i due successivi condoni.
È quanto denuncia Legambiente definendo tale scelta grave e inaccettabile, perché consentirebbe di sanare edifici posti in aree a rischio in un Isola che, dal terribile terremoto del 1883 ad oggi, ha visto alternarsi tragedie per crolli legati alle scosse sismiche e per quelli dovuti alle frane. L’altra cosa assurda è che questi edifici beneficerebbero del contributo al 100% della ricostruzione post sisma. Il segnale per chi ha speculato costruendo abusivamente sull’Isola e vuole continuare a farlo sarebbe un via libera anche per il futuro e già arrivano segnalazioni di cantieri che si stanno aprendo da parte di chi vuole approfittare del condono. Senza contare che l’articolo 23 dà la possibilità di avviare i lavori per danni lievi escludendo solo le costruzioni interessate da ordini di demolizioni, quindi potranno avviare i lavori anche gli edifici con abusi parziali a cui non si fa cenno nel testo.
“In audizione alla Camera – spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente – abbiamo descritto i pericoli di una norma che consentirebbe di sanare edifici che perfino le sanatorie approvate dai Governi Berlusconi del 1994 e 2003 vietavano, proprio perché posti in aree pericolose da un punto di vista idrogeologico e sismico, oltre che vincolate paesaggisticamente. L’assurdità è che questi edifici, che per le norme vigenti sono abusivi, non solo verrebbero sanati ma avrebbero il completo rimborso dallo Stato per la ricostruzione. E senza considerare che alla prossima pioggia rischiano di franare, perché la situazione di rischio idrogeologico delle aree non può essere risolta. Fermiamo questo provvedimento prima che sia troppo tardi”.
L’associazione ambientalista, intervenuta in audizione ad inizio settimana alla Camera dei Deputati sul Decreto Legge, lancia oggi nuovamente un appello ai parlamentari di tutti gli schieramenti politici e al Ministro dell’ambiente Sergio Costa affinché fermino questa parte del decreto. Legambiente ha presentato delle proposte di modifica del Decreto che, in particolare all’articolo 25, propongono di affrontare il vero problema di Ischia e di tutto il Sud Italia che sono le tante pratiche ancora ferme di condono edilizio. In particolare si dovrebbero affidare al Commissario straordinario strumenti e risorse per aiutare i Comuni a smaltire le pratiche di sanatoria relative ai tre condoni, da valutare secondo le norme in vigore al momento della presentazione, ma anche responsabilità e poteri per eseguire le ordinanze di demolizioni pendenti nei comuni dell’Isola.
“Ancora una volta arriva in Campania lo spettro di uno scellerato condono edilizio, che non guarda in faccia nessuno e che dimentica le illegalità consumate fino ad oggi, cercando di giustificare tutto con l’urgenza e la necessità – aggiunge Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania -. Parliamo di ben 28mila pratiche di richieste di condono “ufficiali” nell’Isola di Ischia; nei soli comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno, che contano circa 13mila abitanti, le pratiche di condono sono oltre 6 mila, una su due abitanti. Inoltre nell’agosto del 2017 sono stati spropositati i danni rispetto all’intensità del sisma di magnitudo 4.0, anche per via dei materiali scadenti usati negli edifici. Chiediamo di destinare risorse pubbliche alla ricostruzione degli edifici danneggiati a seguito del sisma, stabilendo che il contributo potrà essere assegnato solo se si prevedono interventi sull’intero edificio per la sua messa in sicurezza antisismica e idrogeologica, altrimenti si rischia di dare contributi per interventi parziali in edifici che rimangono pericolosi”.
Inoltre al Commissario dovrebbe essere affidato anche il compito di aggiornare la situazione urbanistica dell’isola e di quella relativa al rischio sismico e idrogeologico in modo da dare ai Comuni strumenti aggiornati di valutazione delle situazioni di pericolo. La struttura commissariale dovrebbe avere proprio il compito di sostenere i comuni e i cittadini nel portare avanti gli interventi di adeguamento sismico e efficientamento energetico del patrimonio esistente legale attraverso una campagna informativa sugli strumenti del sisma bonus e dell’ecobonus e della possibilità di cessione del credito. Tra le proposte Legambiente chiede l’istituzione di un Osservatorio Civico per accompagnare la gestione commissariale e che tra i compiti del Commissario deve essere previsto la stesura di un Piano di gestione delle macerie da redigere in collaborazione con la Regione Campania. Infine l’associazione ambientalista propone la modifica dell’articolo 23 del decreto chiedendo che possano accedere alle procedure accelerate per gli interventi di immediata esecuzione solo e soltanto gli edifici considerati legali, e non già con abusi totali e parziali.
Articolo pubblicato il giorno 10 Ottobre 2018 - 16:19